Non ci sarà alcun rimpasto nel governo gialloverde, assicura Luigi Di Maio in un'intervista al Corriere della Sera, con la quale il vicepremier risponde alle voci che vorrebbero Alessandro Di Battista in procinto di andare alla guida della Farnesina, Paolo Savona al posto di Giovanni Tria al ministero di via XX Settembre e fuori dalla compagine governativa Danilo Toninelli (Trasporti) e Giulia Grillo (Sanità). Ipotesi accreditata da diversi osservatori negli ultimi giorni e che presuppone le dimissioni del ministro Tria in caso di bocciatura della manovra da parte di Bruxelles.
Dice Di Maio al Corriere: "Chiesi ad Alessandro (Di Battista, ndr) di fare il ministro, ma lui stava partendo e non volle", ricorda il vicepremier. "Né da parte mia, né da parte sua, c'è la volontà di sostituire alcun ministro". Sui rapporti tesissimi con la Commissione sulla Manovra e su una possibile uscita dall'Euro di Maio dice: "No, non c’è nessun piano B. Per me l’appartenenza all’Unione europea non è in discussione così come non è in discussione l’uscita dall’euro. È la Commissione che ha sei mesi di vita, dopodiché nessuno di questi soggetti farà più il commissario".
Cosa ha detto il vicepremier al Corriere
"Ci sarà in tutti i Paesi un tale terremoto contro l’austerity che le regole cambieranno il giorno dopo le elezioni. Ma il piano B non esiste, questa manovra noi la vogliamo discutere con le istituzioni europee. Loro non sono d’accordo con il nostro livello di deficit, però se è vero che sono aperti al dialogo anche noi lo siamo. C’è tutta la volontà di spiegare la manovra del popolo, che ripaga la gente di tanti torti e ruberie"."Con il premier mi confronto sempre e siamo d’accordo. Non so se Giorgetti ha cambiato idea. Ma a me interessa l’opinione di Salvini, con il quale ci siamo detti che non si torna indietro. Se andiamo in Parlamento con l’idea di cambiare il 2,4 di deficit, gli squali sentono il sangue e azzannano. Non c’è un piano alternativo"."Non è vero che i soldi non ci sono. Anche il governo Renzi fece il deficit al 2,4%, la novità è che lo facciamo noi"."I fondi non ti comprano se i titoli diventano spazzatura e noi non siamo a quel punto. Il declassamento c’è stato anche con Letta e Renzi e non dipende dalla manovra che fai, ma dall’andamento generale del Paese"."So che la visita di Draghi era prevista da tempo e non credo che il presidente si metta a mandare messaggi di preoccupazione utilizzando l’incontro con la Bce. Non lo dico in contrapposizione con Mattarella, ma il governo deve realizzare le promesse"."Parliamo di sei milioni di italiani sotto la soglia di povertà relativa o assoluta. È una misura seria che innescherà la crescita. Ma poiché sono stufo di facili ironie farò conoscere tutti gli strumenti insieme. Vedremo se servirà un testo collegato, o un decreto dove inserire tutto quello che non entra nella manovra".