Al momento l'orientamento dei cosiddetti dissidenti M5s sul decreto sicurezza sarebbe quello di non partecipare al voto in Aula. Al Senato i giallo-verdi hanno 6 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta, che è di 161 senatori, ma certo la questione numeri - visto che il dissenso si sta allargando, come spiegano sotto traccia esponenti pentastellati - rischia di mettere in 'pericolo' la tenuta del governo.
A firmare gli emendamenti per modificare il testo - alcuni dei quali già bocciati in commissione - sono stati in quattro: Nugnes, De Falco, Fattori e Mantero. Tuttavia i 'malpancisti' pronti ad opporsi al provvedimento targato Salvini sarebbero più di dieci, spiegano le stesse fonti.
Da qui il timore dell'ala governista sui numeri a palazzo Madama in caso di fiducia al testo: i tempi per l'esame del decreto sono strettissimi, l'approdo in Aula è per lunedì e nella stessa settimana l'esecutivo punta ad avviare l'iter alla Camera. Il messaggio di Di Maio a serrare le file - sottolinea un senatore che per ora non ha messo la faccia sulla protesta - è rivolto proprio a chi non si è uniformato sulle posizioni della maggioranza. Ma chi non nasconde il malessere sul dl invita a considerare che in caso di fiducia il Movimento 5 stelle si potrebbe spaccare sul serio.
"Significa che andremo a cercare i voti del gruppo misto, di FI e di Fdi", sostiene un altro esponente grillino. In queste ore sarebbe in corso un dialogo tra Di Maio e Fico, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Fraccaro che sta tentando un lavoro di mediazione e ha incontrato nei giorni scorsi De Falco, in prima linea per chiedere dei cambiamenti. E non è un caso che l'ex comandante abbia visto anche il premier Giuseppe Conte.
L'ipotesi che M5s e Lega puntino a blindare il testo con la fiducia è concreta ma nelle prossime ore si cercherà di arrivare ad un punto di caduta. "Alcune norme eventualmente saranno cambiate dalla Corte Costituzionale, su altre interverrà la Corte dei diritti dell'Uomo", sostiene un pentastellato su posizioni vicine al presidente della Camera. Oggi gli emendamenti considerati più 'critici' sono stati accantonati, ma le posizioni sembrano sempre più distanti perché - questa la denuncia dei dissidenti - sono stati presentati da governo e relatore emendamenti peggiorativi al testo.
Si vedrà se l'appello di Di Maio (Movimento 5 stelle come una testuggine) verrà accolto. Nel frattempo nella Lega trapela preoccupazione per le divisioni interne a M5s, anche se la possibilità che alcuni senatori grillini non partecipino al voto nell'Aula del Senato è già stata presa in considerazione. I malpancisti in ogni caso spiegano che non c'è alcuna opposizione interna precostituita, che si discute nel merito, che ci sono sensibilità diverse "al di là del contratto" ma al momento non c'è intenzione di fare marcia indietro. "Io non sono qui perché mi devo mettere paura delle sanzioni Siamo un movimento e non un esercito", dice De Falco.
"Faccio un appello a Luigi di Maio ad aiutarci ad essere quello che siamo sempre stati. Vogliamo aiutare il governo ad andare nella direzione giusta", sostiene Elena Fattori, "i nostri emendamenti sono di garanzia". "Noi - puntualizza Paola Nugnes - non siamo 'spingibottoni'. Vogliamo un confronto e una decisione che sia assembleare. Bisogna rispondere agli elettori a cui abbiamo chiesto il voto". "Ognuno - la reazione del capogruppo al Senato Stefano Patuanelli - si assuma la responsabilità del governo".