Una maggioranza autosufficiente ma non salda si metterà domani e dopodomani alla prova dell'ultimo passaggio prima della sospensione estiva. Approda infatti in aula al Senato il dl sicurezza bis e tutti gli occhi sono puntati sulla tenuta dell'alleanza giallo-vedre, soprattutto sui banchi del M5s, da cui si levano molte critiche al provvedimento voluto da Matteo Salvini.
Al netto delle questioni politiche, che pure contribuiscono a scuoterli, i numeri al Senato, per il governo gialloverde, sono infatti risicati. L'approdo della senatrice M5s umbra Emma Pavanelli ha concesso certamente un po' di ossigeno alla maggioranza, ma non mette al riparo da agguati o incidenti parlamentari timore di ogni esecutivo.
Al momento, infatti, la maggioranza a Palazzo Madama è a 'quota 165', cioè 4 voti al di sopra della cosiddetta 'soglia di autosufficienza', rappresentata dalla metà più uno dei componenti e fissata dunque a 161 voti. A questa cifra si arriva sommando i 107 senatori M5s, i 58 della Lega, senza contare i due voti degli esponenti MAIE, che finora hanno votato praticamente sempre con la maggioranza.
Un dato non da allarme rosso, ma che rende delicata ogni lettura di provvedimenti particolarmente sensibili delicata, nel caso il governo dovesse contare esclusivamente sulle forze dei due partiti di maggioranza. Questo a causa della presenza, nelle fila M5s, dei cosiddetti "dissidenti", senatori che non hanno mancato nelle occasioni più importanti, di marcare la propria contrarietà ad alcuni provvedimenti "bandiera" del Carroccio.
Una dissidenza che, alla Camera, si è manifestata con l'uscita dall'aula di Roberto Fico e di altri 17 deputati al momento del voto sul provvedimento. A far pendere in un senso o nell'altro la bilancia anche la decisione dei senatori vicini a Giovanni Toti, dopo la sua uscita da FI. Se alcuni decidessero già domani di assumere un atteggiamento piu' benevolo verso la lega, una loro astensione o addirittura un voto favorevole al dl sicurezza bis potrebbe 'blindare' il provvedimento.
L'altra incognita è il voto di fiducia. Dato ormai per scontato che verrà posta dal governo, vincola in modo più stringente il comportamento di voto. FI e FdI hanno già annunciato che non la voteranno e dunque, nonostante il loro favore per alcune norme del decreto, non potranno unire i loro voti a quelli della maggioranza. Molto dipenderà dunque dalla riflessione del drappello dei dissidenti grillini, stretti tra l'esigenza di marcare la loro contrarietà al provvedimento e quella di sostenere il governo.