Complessivamente, 181 anni in due. Il primo, Ciriaco De Mita, classe 1928, 91 anni, già segretario della Dc, ex presidente del Consiglio e sindaco a Nusco, ci riprova e cerca il bis – dopo una pausa in cui hanno governato i 5Stelle – ricandidandosi a primo cittadino del paesino in provincia di Avellino che gli ha dato i natali e nel quale vive e che è stato anche la base elettorale della sua lunga carriera politica; il secondo, Francesco Alberoni, classe 1929, 90 anni, sociologo e autore di un famosissimo saggio Innamoramento e amore, a lungo collaboratore del Corriere della Sera con una rubrica di riflessione del lunedì tra Pubblico&Privato, si candida alle europee sotto il simbolo di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. Nel corso della sua vita ha indagato “l’animo umano e le sue passioni, i suoi vizi e le sue virtù, le sue speranze e i suoi timori”.
Ha parlato “dell’amore, dell’erotismo, della gelosia, della fedeltà e dell’infedeltà. Dei capi, dei creatori, degli imprenditori, ma anche dei distruttori, dei prepotenti e dei vanitosi. Del lavoro, della scuola, dell’insegnare, dell’apprendere”. Infine, “della catastrofe e dello sconforto, della forza morale, dell’ottimismo e della speranza...”, come ebbe a scrivere nel suo ultimo articolo lunedì 23 settembre 2011 nell’articolo di commiato dal quotidiano milanese.
De Mita ha accettato di scendere nuovamente in campo non sa “se per incoscienza o cos’altro”, accettando “di continuare questa mia esperienza amministrativa”, come si legge in un’intervista su Corriere.it del 28 aprile; Alberoni si è invece candidato perché “il partito Fratelli d’Italia è in una fase di fermento e di mutamento. Ha bisogno di nuovi protagonisti, di nuove idee e di nuovi progetti per affrontare i problemi dell’Italia e dell’Europa in questa delicata fase di mondializzazione e di scontro fra le grandi potenze”. “Io mi sono sempre occupato – dice – di movimenti collettivi e di geopolitica, credo di poter dare un contributo moderno e originale in questo campo”, come spiega a Libero Quotidiano del 17 aprile nella sua edizione cartacea. Anche se fino ad ora “non pensavo ci fosse bisogno del mio contributo” mentre “oggi penso di sì perché è in atto una lotta alla democrazia e al parlamentarismo”, aggiunge.
Sarebbe troppo facile e anche un po’ irriverente, forse, chiedersi se siamo dinanzi al nuovo che avanza, tuttavia le due figure umane, politiche, intellettuali hanno sicuramente una certa tempra e sono volitive. De Mita si dice sicuro che “il legame con la mia comunità non è stato mai cancellato. Avrei voluto dire di no alla ricandidatura a sindaco, ma mi sono trovato a dire di sì. Significa parecchio, mi creda” dice al giornalista che lo interroga. Alberoni si sente di fatto un argine contro la degenerazione della democrazia, perché “I Cinque stelle sono per la democrazia diretta e sono totalitari”.
“Salvini - aggiunge poi il sociologo – è un capopopolo che ha una sua elaborazione ideologica. Io temo che Di Maio e Salvini restino insieme per conservare il potere, e continueranno a farlo anche dopo le elezioni europee. Mentre l’elettorato e buona parte della stampa immaginano che i due partiti siano continuamente e quotidianamente in conflitto. Io penso che lavorino insieme per restare al potere esautorando il parlamento e occupando tutte le cariche. Un pericolo per la democrazia”.
“Oggi è il momento di rifondare l’Europa, farne uno stato federale perché possa prendere decisioni rapide sulla politica economica, fiscale, militare, sulla politica estera, trattando alla pari con le grandi potenze Usa, Russia, Cina, India. E io sono convinto che bisogna dare più potere al parlamento europeo, quello eletto a suffragio universale. Io mi batterò in questa direzione”, promette Alberoni.
“Mi occuperò di tutto. Di Nusco e di altro. Soltanto che ora osservo con delusione, non do giudizi. Sulla mia ricandidatura a Nusco sono stato combattuto tra due pensieri: quello che mi induce a prendere coscienza della mia età; e l’altro che alimenta il desiderio di continuare a scrivere la mia esperienza pubblica nella fase più importante della mia vita, quella finale: però come racconto, non come giudizio”, guarda avanti De Mita.