"Lì fuori a destra vedrete una scala appoggiata al muro, e sul muro un cartello. C'è scritto 'futuro' ed è quello che qui oggi vogliamo perseguire". Usa un'immagine Davide Casaleggio per riassumere il senso della seconda edizione del Sum. Un evento ispirato soprattutto alla memoria e alle idee del padre Gianroberto per discutere di "quello che dovremo fare nei prossimi cinque, dieci anni". Si concede alle domande dei giornalisti, che però sono sul domani più prossimo, il governo, la Lega, Di Maio. "Non è questa la sede", prova a replicare, e all'ennesima domanda sulla politica accenna una smorfia di fastidio, poi ironizza: "Vedo che non ci sono altre domande sull'evento, direi che può bastare così".
Gli spazi delle Officine H di Ivrea sono stracolmi. Più della metà della platea è fatta di parlamentari, iscritti al Movimento 5 stelle e alla fondazione Gianroberto Casaleggio. La coda all'ingresso è lunghissima e ordinata, mista di abiti eleganti e casual. Tutti in fila insieme, giornalisti, politici, industriali e curiosi, senza passaggi rapidi o scorciatoie. "Uno vale uno", scherza un parlamentare neoeletto. La struttura si riempie.
Qui, a un chilometro dal centro di Ivrea, Olivetti aveva anticipato il futuro e fino alla fine degli anni 90 produceva computer e stampanti. E qui Casaleggio padre lavorava come ingegnere del software, da dirigente, già da giovanissimo. Ora quel futuro è un ricordo e gli spazi sono stati convertiti per ospitare eventi. Ivrea è una città che porta addosso le cicatrici di un passato industriale, di cui Olivetti è l'emblema. Lo raccontano le officine, come gli alberghi abbandonati in centro città, ambitissimi negli anni sessanta e settanta, racconta chi ci abita, e adesso ridotti a scheletri sulla Dora Baltea.
Il Sum ha inizio e la prima voce che parte dal palco ancora deserto è quella di alcune registrazioni di Casaleggio padre. Echeggia sulla platea silenziosa e in ombra, schiarita appena da una luce rossa e fioca sullo sfondo. Su uno schermo parte un video, un montaggio sincopato, con un'estetica che ricorda il Cyberpunk e musica elettronica da tappeto alle parole del cofondatore del Movimento 5 stelle.
Disegnano scenari, di futuro prossimo e remoto. Parlano di nuova umanità, "critica, consapevole e interconnessa", parla del ruolo della rete, della possibilità che in futuro saremo "una sola intelligenza collettiva" su immagini pixellate di computer, cursori, video game. I primi panel rispettano queste visioni, con il direttore dell'Istituto Italiano di tecnologia Roberto Cingolani che parla delle soluzioni che la scienza può offrire per risolvere i problemi del presente, come energia, ambiente, salute, il professore del politecnico di Milano Alfonso Fuggetta che racconta le sfide dell'apprendimento automatico delle macchine, capaci di analizzare dati e rendere più efficiente la produzione industriale, o il futuro del genoma e de dati per la tutela della salute dei cittadini raccontato da Giuseppe Curigliano dell'Istituto europeo di oncologia.
Affreschi di futuro, che la platea saggia attenta ma fredda. Tra di loro ci sono anche industriali, manager d'impresa e alcuni investitori di grossi fondi di investimento in startup: "Siamo qui ad annusare l'aria che si respira, se si fa sul serio", dicono senza voler essere citati.
Il pubblico si accende poco dopo, quando dal futuro delle tecnologie si passa a temi meno alti. Politica, società, lavoro. Molto applaudito l'intervento del filosofo Diego Fusaro. Il pensatore marxista, classe '83, porta al Sum suoi cavalli di battaglia: "Il futuro è del popolo, la massa di sconfitti della mondializzazione, la classe lavoratrice, quella dei piccoli imprenditori". Tocca i suoi temi più cari, quelli del lavoro, della necessità di sconfiggere la globalizzazione, il "turbo capitalismo apolide che ha polarizzato la nostra società, tra ricchi che vivono di rendita e masse pauperizzate", attacca la sinistra "demofobica", neologismo che usa per indicare la lontananza dei partiti di sinistra dal popolo. Ma nei suoi discorsi di sinistra c'è molto, almeno alla radice del suo marxismo non ortodosso, come c'è nei temi del sociologo Domenico De Masi, ideologo dei 5 stelle, che ricorda l'urgenza di applicare un reddito di cittadinanza per aiutare le fasce più deboli.
"Ma i governi non hanno costruito la rete che lo rende possibile", e ancora, "i governi nei paesi più avanzati diminuiscono le ore di lavoro e l'occupazione cresce, in Italia il contrario". L'uomo è fatto per creare e procreare, continua il sociologo: "Nel futuro ci saranno meno lavori noiosi, faticosi o pericolosi. Questo è chiaro". "Sono temi di sinistra, è vero", commenta a voce alta un parlamentare pentastellato, "ma sono i nostri temi questi".
Se a Davide Casaleggio, nell'evento che ricorda il padre, interessano soprattutto i discorsi su intelligenza artificiale, genoma e digitale, "sono gli interventi che mi sono piaciuti di più", commenterà alla fine dell'evento dal palco, la platea sembra apprezzare più gli interventi dal sapore più politico.
E qualche ora più tardi lo confermerà la standing ovation per il procuratore Nino Di Matteo. "È ormai evidente il grado di compenetrazione fra la mafia e il potere, anche politico e istituzionale. Alcune vicende processuali, racchiuse in sentenze anche definitive, lo rendono plasticamente. Mi riferisco fra le altre alle vicende Andreotti, Contrada, Dell'Utri, Cuffaro, ai processi per le stragi del '92, del '93. Verità scabrose sono rappresentate in sentenze della corte di Cassazione".
Applausi, anche dallo stato maggiore dei 5 stelle seduto in prima fila, inchiodato alla sedia, ordinato. Luigi Di Maio, che da quando è arrivato al Sum non si è mai spostato dalla sua posizione, concede solo tre minuti ai cronisti in folto semicerchio e ribadisce quanto aveva detto a Repubblica il giorno precedente: osserviamo Pd e Lega. Fa il suo dovere di rappresentate politico del Movimento, ma le sue dichiarazioni fugaci sembrano soprattutto voler voler rispettare il senso della giornata. A Ivrea si disegnano scenari sul futuro, a Roma il domani più prossimo, alla vigilia del secondo giro di consultazioni del Quirinale, appare assai più incerto.