I rapporti dell'Italia con i grandi attori globali saranno sviluppati tenendo al centro la vocazione euro-atlantica, la responsabilità di essere Stato membro Ue, l'appartenenza alla Nato e "l'imprescindibile legame" con gli Stati Uniti. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nelle linee programmatiche del nuovo governo presentate alla Camera dei Deputati. "Ritengo che l'Italia debba proseguire lungo i tre assi fondamentali che storia, geografia e tradizione politico-culturale ci impongono. Senza con questo perdere di vista le opportunità e le sfide offerte dai nuovi assetti internazionali", ha affermato Conte.
"Tali assi, oltre alla nostra responsabilità di Stato membro della Unione europea, sono, come è noto, le relazioni transatlantiche, con il corollario della nostra appartenenza alla Nato e l'imprescindibile legame con gli Stati Uniti e la stabilizzazione e lo sviluppo del Mediterraneo allargato", ha aggiunto. E tra i nuovi grandi attori globali, il premier ha citato "India, Russia e Cina". "Tali rapporti che, anche in prospettiva, riteniamo di fondamentale importanza - ha spiegato - dovranno essere declinati sempre e comunque con modalità compatibili con la nostra vocazione euro-atlantica".
Conte, pur lasciando le porte aperte alle "nuove opportunità", raddrizza il timone della diplomazia estera tornando alle solide alleanze. "Le sfide globali attualmente in corso richiedono l'affermazione di un 'multilateralismo efficace', importante e irrinunciabile punto di riferimento per un Paese come il nostro che vuole evitare di uscire ridimensionato da un confronto condotto su scala globale. Su questo decisivo aspetto l'Italia si muoverà con coerenza in tutte le sedi opportune e di concerto con gli altri Stati membri dell'Unione europea, a partire dai vertici del G7 e del G20", ha insistito il premier.
Ciò vale tanto per temi globali, quali il contrasto al cambiamento climatico, quanto per "l'attuale dibattito in tema di commercio, in riferimento al quale riteniamo che il protezionismo non rappresenti in nessun caso una risposta adeguata", ha precisato. "Sotto tutti questi profili riteniamo che la difesa dei nostri interessi nazionali, unitamente a quella dei nostri valori, debba essere condotta assieme all'Europa".
Le parole sulla Libia
Non poteva poi mancare la Libia nell'agenda del nuovo governo Conte. "Il mio incessante e personale impegno a favore della stabilizzazione della Libia ha rappresentato la conferma del livello di priorità attribuito da noi a questa area del mondo, peraltro da me diffusamente visitata allo scopo di promuovere proficui incontri e relazioni politiche", ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nelle linee programmatiche presentate alla Camera.
Il capitolo è quello della "stabilizzazione e lo sviluppo del Mediterraneo allargato", regione "segnata da crisi umanitarie e crescenti conflitti, ma rimane anche terra di grandi opportunità, la cui realizzazione in termini di sicurezza e prosperità è nostro comune interesse", ha spiegato il premier. "Ma il mio personale impegno - ha aggiunto - non intende certamente fermarsi alla sponda sud del Mediterraneo. Intendo infatti continuare a porre massima attenzione all'Africa, sia rafforzando ulteriormente il dialogo ai più alti livelli, sia facendomi interprete in Europa del ruolo positivo che questo continente deve poter svolgere nelle dinamiche internazionali".
L'impegno nei Balcani
L'Italia tornerà a volgere lo sguardo verso i Balcani. "Dovrà essere assicurato un rilancio della nostra azione nei Balcani all'altezza del nostro tradizionale ruolo nella Regione e delle sfide e opportunità che da essa nascono", ha detto Conte a Montecitorio.
L'obiettivo dell'Italia è tornare quindi a sedersi al tavolo degli Stati Ue che, nei mesi scorsi, hanno tracciato una nuova road map per integrare i Paesi balcanici. In particolare, il 29 aprile scorso a prendere l'iniziativa erano stati il presidente francese, Emmanuel Macron, e la cancelliera britannica, Angel Merkel, per "superare le divisioni prima di fare ulteriori passi verso una prospettiva di adesione all'Unione europea dei paesi balcanici". È il messaggio che i due leader europei hanno trasmesso, in un vertice informale a Berlino, con i leader di Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Kosovo.
La cancelliera tedesca e il presidente francese, in una riunione cui si sono aggiunti Croazia e Slovenia ma senza l'Italia che pure avrebbe tutto l'interesse a partecipare al dialogo sul futuro della regione, hanno chiesto ai Paesi dei Balcani di 'rimettere la casa a posto' prima di rivolgere lo sguardo a Bruxelles.
Da Germania e Francia arriverà l'aiuto necessario per favorire la stabilità, così come per mettere in atto le riforme economiche, sociali e legate allo stato di diritto che possono avvicinare i paesi balcanici, hanno assicurato Merkel e Macron, ma la premessa di ogni ipotesi di allargamento è che prima vengano risolte le questioni 'interne'. A cominciare dalle tensioni tra Serbia e Kosovo.
Berlino e Parigi, in un momento di stallo del dialogo a livello Ue, non nascondono la preoccupazione per il surriscaldarsi dei rapporti tra Belgrado e la sua ex provincia a 20 anni dal conflitto, in particolare da quando Pristina ha introdotto dazi doganali del 100% sulle importazioni di prodotti serbi.