Stamattina molte nubi, nel pomeriggio un po' di sereno. Viste dal colle del Quirinale le trattative che potrebbero portare alla nascita di un esecutivo M5s-Pd sono state ieri un'altalena di possibilità, dalla rottura alla ricucitura in poche ore. In mezzo contatti febbrili tra i partiti, incagliati su numero e nomi dei vicepremier, tema sul quale il Presidente ovviamente non è entrato e non entrerà. L'unica certezza dei partiti è stata però che Sergio Mattarella intende dare un incarico già al termine del secondo giro di consultazioni.
Tempi brevi rispettati, quindi, che sono una scadenza ben precisa e anche la garanzia che sarà il premier incaricato (quasi certamente dunque Giuseppe Conte) a gestire la fase ufficiale della trattativa, anche se Conte è entrato un po' in partita già ieri e fonti parlamentari riferiscono che questo protagonismo, secondo alcuni monitorato da lontano anche dal Quirinale, ha in parte rassicurato i dem e sbloccato il dialogo.
Nel primo giorno di consultazioni, mentre sono cominciati i colloqui con i partiti, il presidente Mattarella intanto ha già delineato l'ultimo passaggio della road map per concludere la crisi di governo e davanti a sè vede solo due strade e due nomi: o un premier politico, Giuseppe Conte, per guidare il governo giallo-rosso, o un premier di garanzia, il cui nome è coperto, per guidare il Paese al voto. Dunque stasera, al più tardi giovedì mattina, il Capo dello Stato dovrebbe comunque affidare un incarico: non ci sarebbe cioè sul tavolo nessuna ipotesi di incarico esplorativo.
Se nelle consultazioni di oggi emergerà un accordo tra M5s e Pd con un perimetro politico preciso, l'intesa su un nome e una cornice programmatica condivisa e chiara, Mattarella incaricherà Conte. Altrimenti incaricherà una personalità di garanzia per guidare un governo che non otterrà la fiducia, porterà il Paese alle urne in tempi rapidi (ma già si va come minimo al 10 novembre) senza fare alcun provvedimento pesante come potrebbe essere la manovra 2020.
Se invece reggerà l'intesa M5s-Pd, verrà chiamato al Quirinale per l'incarico un premier politico, a quest'ultimo verrà dato tempo per fare le sue consultazioni, stilare la sua lista dei ministri e comporre un programma. Alcuni giorni, senza porre limiti troppo severi: tutto dipende dalle richieste del premier incaricato per perfezionare l'intesa. Dopodiché il premier tornerà al Colle, scioglierà la riserva e consegnerà le sue proposte di ministri al presidente.
A quel punto presidente e premier dovranno avere un'interlocuzione sulla lista, visto che la Costituzione prevede che i ministri siano proposti dal premier e nominati dal presidente della Repubblica che intende esercitare come sempre i suoi doveri in particolare sui dicasteri più importanti. Nominati i ministri ci sarà infine il giuramento e subito dopo la fiducia delle Camere.