Stop alla riforma delle intercettazioni varata dal governo di centrosinistra: il milleproroghe approvato oggi in Cdm blocca l'entrata in vigore della norma. M5s spiega: era una norma liberticida voluta da un Pad in crisi per via del caso Consip. I giornalisti sono tutti d’accordo. Renzi e Orlando, all’epoca ministro della giustizia, non sono d’accordo per nulla.
Bonafede: “era un bavaglio voluto dal Pd”
Una legge-bavaglio approvata nel pieno del caso Consip, "per impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati o dei politici quando sono al telefono con persone indagate", ha attaccato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm. "Possiamo tranquillamente dire - ha affermato - che ogni volta che qualcuno del Pd veniva ascoltato dai cittadini, il Pd cercava di tagliare immediatamente la linea e le comunicazioni. L'intento era quello di evitare ai cittadini di ascoltare i politici".
Il Guardasigilli ha voluto ricordare "la storia del provvedimento" varato dal precedente governo: la riforma "è stata approvata - ha affermato il ministro - in concomitanza con il caso Consip". Ora "abbiamo tolto le mani della vecchia politica dalle intercettazioni, uno strumento fondamentale contro fenomeni quali la corruzione", ha sottolineato il Guardasigilli.
Ora andrà riscritta
Secondo il ministro, dopo lo stop di oggi, sarà complessivamente riscritta per "trovare un punto di equilibrio tra tutti i diritti in gioco". Si tratta di una "norma lesiva" dei diritti in gioco perché "ledeva la possibilità di portare avanti le indagini e dava alla polizia giudiziaria la possibilità di scegliere quali intercettazioni fossero rilevanti e quali no, attività che invece spetta al pm e che veniva tagliato fuori". Il Guardasigilli ha anche messo in evidenza la "violazione del diritto di difesa".
Tale "riscrittura" avverrà con un "percorso partecipato", ha assicurato Bonafede che ha per questo "scritto una lettera" ai capi delle procure distrettuali del Paese.
I giornalisti tutti d’accordo
"La proroga dell’entrata in vigore del decreto intercettazioni è una buona notizia. Con altrettanto favore va accolta l’intenzione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di riscrivere la norma per impedire qualsiasi forma di bavaglio all’informazione. È però auspicabile che la fase di confronto e di ascolto annunciata dal ministro coinvolga anche gli enti della categoria dei giornalisti e consenta di mettere a punto norme per rimuovere dal nostro ordinamento tutte le forme di bavaglio ai cronisti". Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, e Carlo Verna e Guido D’Ubaldo, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Il Pd ribatte: qualcuno è in malafede o non ha capito nulla
"Il ministro della Giustizia ha detto che il Pd voleva fare la riforma per la vicenda Consip. Bonafede non ha capito niente o è in mala fede". Lo ha detto Matteo Renzi in una diretta Facebook.
"Non sono accettabili" dal ministro della Giustizia Bonafede "argomenti stupidamente offensivi. O riesce a produrre prove di quel che dice, altrimenti taccia". Lo ha detto l'ex Guardasigilli Andrea Orlando nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio. "Siamo disposti al confronto anche sulle nostre riforme. Ma siamo contrari ad argomenti di carattere offensivo, direi inutilmente offensivo, usati dal ministro".