Lavori dell'Aula ad oltranza sul decreto Genova, tra proteste delle opposizioni e cori da stadio del Pd contro i 5 stelle. Al centro dello scontro il condono edilizio a Ischia: i pentastellati lanciano sui social una "operazione verità", smentendo che il decreto, all'articolo 25, contenga una sanatoria degli abusi edilizi.
Ma i dem non ci stanno e accusano i 5 stelle di "ipocrisia": "con voi i disonesti fanno affari", è l'affondo. Quindi, i deputati Pd si rivolgono alla maggioranza pentastellata al grido di "onestà, onestà", ironizzando proprio su quello che è da sempre lo slogan dei 5 stelle. Intanto, però, l'esame in Aula procede nonostante gli stop and go necessari alla maggioranza per sciogliere gli ultimi nodi su alcune proposte di modifica accantonate. L'obiettivo è di terminare l'esame degli oltre 100 emendamenti ancora da votare entro la mezzanotte di oggi, altrimenti al massimo si potrebbe slittare a domani mattina, spiegano fonti governative, per poi procedere con gli ordini del giorno.
Il decreto Genova prima del ponte di Ognissanti
La dead line per il via libera al provvedimento, comunque, resta fissata per domani, prima delle 15, quando si svolgerà il question time. Tanto che l'assemblea congiunta dei parlamentari 5 stelle - inizialmente convocata per questa sera - proprio a causa del protrarsi dei lavori dell'Aula è stata rinviata a domani alle 15. Ma c'è chi, nella maggioranza, non esclude che servirà tutta la mattinata di domani per completare l'esame del provvedimento e, quindi, il voto finale potrebbe slittare al pomeriggio. L'obiettivo tassativo del governo, in ogni caso, è di licenziare il decreto Genova prima del ponte di Ognissanti - come aveva già spiegato nei giorni scorsi il ministro Fraccaro - per poi trasmetterlo al Senato in tempi strettissimi.
Al di là della tempistica, il tema centrale resta politico e i 5 stelle tornano a serrare i ranghi, così come chiesto ieri dal leader, stretti tra i malumori interni e gli attacchi delle opposizioni, che fanno fronte comune contro il condono. Il là allo scontro lo dà Matteo Renzi che su Facebook spiega: "C'è l'Italia sott'acqua, c'è una emergenza idrogeologica, di sicurezza dei nostri fiumi. Cari amici della maggioranza, togliete il condono edilizio a Ischia e rimettete in piedi Casa Italia, quello che avevamo iniziato a fare. Ma perché - aggiunge - nessuno chiede a Di Maio come mai insiste cosi tanto per il condono, da dove deriva la passione? C'è qualche elemento personale"?, conclude l'ex segretario dem.
In aula cartelli e cori da stadio
Poco dopo va in scena la protesta del Pd in Aula con cartelli e cori da stadio. È di nuovo bagarre quando prende la parola il pentastellato Antonio Federico, che garantisce: "nel provvedimento non è contenuto alcun condono, ma c'è solo la richiesta di definizione delle procedure di condono già aperte, e non l'apertura di nuove procedure di condono. Ci sono istanze inevase dall'amministrazione, parliamo di 30 anni di attesa, si tratta di condoni che riguardano gli anni '80 e si va a dire all'amministrazione 'chiudete queste procedure entro sei mesì".
Apriti cielo: il Pd mostra i cartelli con su scritto "No al condono di Di Maio". Contemporaneamente, sul blog delle stelle il Movimento posta un lungo intervento nel quale, punto per punto, si smentisce l'esistenza del condono. Post condiviso dal vicepremier Luigi Di Maio, mentre parte il tam tam tra i pentastellati per dare voce alla "operazione verità". "Davanti agli attacchi strumentali del Pd, ci tocca tornare nuovamente sulla questione del fantomatico e inesistente condono a Ischia. Renzi e i suoi continuano a fare la cosa per cui sono famosi e per cui gli italiani li hanno mandati a casa: mentire", attacca il capogruppo M5s al Senato, Stefano Patuanelli, che derubrica a "sceneggiata" la protesta dem. Ma il Pd non molla la presa e insiste: "Siamo in aula a votare il condono per Ischia voluto da Di Maio. Quel condono che secondo i grillini non esiste. Peccato che il titolo dell'articolo 25 del decreto in questione sia 'definizione delle procedure di Condonò, e peccato che quel titolo l'abbiano scritto loro", scandisce il presidente del Pd, Matteo Orfini.