La prima è stata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia. L'ha seguita a stretto giro Luigi Di Maio, numero uno del Movimento 5 stelle che in diretta su Rai Uno ha detto: "Chiederemo l'impeachment per Mattarella". Un fuoco incrociato che ha acceso il dibattito sui social tra sostenitori del tradimento del Presidente della Repubblica e i suoi difensori che si sono organizzati sotto l'hashtag #iostoconMattarella. Ma come funziona l'impeachment in Italia?
Come funziona
"In Italia viene ormai comunemente usata la parola «impeachment»", precisa La Stampa, rimettendo un po' d'ordine lessicale, "ma la Costituzione codifica invece la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica e il verdetto finale non spetta neanche al Parlamento bensì alla Corte Costituzionale (La Stampa)
Mentre il Sole 24 Ore ricorda che: "L'articolo della Costituzione che disciplina la messa in stato d'accusa del capo dello Stato è l'articolo 90. Nel testo si legge che il presidente non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni tranne che per alto tradimento e attentato alla Costituzione. In tali casi è messo sotto stato d'accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il punto però è che le Camere devono votare un testo in cui si chiariscono le ragioni per cui Sergio Mattarella può essere imputato di attentato alla Carta visto che è escluso l'alto tradimento. I 5 Stelle, che sono quelli che hanno lanciato l'idea insieme a Giorgia Meloni, devono quindi trovare le ragioni costituzionali per circostanziare le accuse. (Il Sole 24 ore)
Di chi è l'ultima parola
Ma in Italia, a patto che i partiti che chiedono la messa in stato d'accusa trovino ragioni sufficienti, il verdetto finale non spetta neanche alle Camere bensì alla Corte Costituzionale. E l'impeachment, "pur essendo stato più volte evocato - con Giovanni Leone, Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano - ha visto completare il suo complicato percorso". Il suo percorso lo sintetizza Huffington Post.
Viene presentata - sostenuta da tutto il materiale probatorio - una richiesta di messa in stato d'accusa al presidente della Camera che poi trasmette il materiale ad un Comitato formato dai componenti della giunta per le autorizzazioni a Procedere di Senato e Camera. Ove stabilita la legittimità dell'accusa dopo un verdetto votato a maggioranza, viene presentata una relazione al Parlamento riunito in seduta comune. Il 'dossier' a questo punto può essere archiviato o posto in votazione nell'Aula riunita sempre in seduta comune che deciderà sull'autorizzazione a procedere. Nel caso in cui non siano avanzate richieste di ulteriori indagini, si apre la discussione sulla competenza parlamentare dei reati imputati. Se la relazione propone la messa in stato d'accusa, il voto è a scrutinio segreto e la destituzione scatta solo se si raggiunge la maggioranza assoluta. La questione passa infine alla Corte Costituzionale che, coadiuvata da sedici giudici aggregati estratti a sorte, potrà - dopo un vero e proprio processo - emettere la sentenza inappellabile.