“Vedrei con favore l’ingresso di un azionista cinese in Alitalia”. Ne è convinto il neo sottosegretario allo Sviluppo economico, il professore Michele Geraci. Palermitano, 51 anni, accreditato economista e docente di finanza in tre prestigiose università nell'area di Shanghai, da tempo teorizza la compatibilità tra flat tax e reddito di cittadinanza.
Geraci si è insediato con le idee chiare sul futuro della compagnia di bandiera italiana. “Un partner cinese sarebbe meglio di uno europeo”, dice Geraci in una intervista all’Agi. “Alitalia ha bisogno di un azionista strategico proveniente da un Paese che non sia nostro concorrente. Con un cinese nel board, si rafforzerebbero i rapporti bilaterali e si alimenterebbero i flussi turistici, ripristinando le linee dirette. Oggi gran parte del traffico areo da Pechino viene dirottato su Francoforte e non su Roma”.
Mentre sul futuro dell’Ilva Geraci preferisce non rispondere, “competenza di altri”, sul progetto Tav - che secondo il ministro Toninelli verrà rivalutato e riconsiderato - il sottosegretario sottolinea che si tratta di una “decisione che va inquadrata in un contesto internazionale e che deve essere presa in modo indipendente”. In altre parole, rivalutarlo non contrasterebbe con le prospettive che si aprono per le ferrovie e i porti italiani con l’iniziativa cinese Belt and Road, “sono due progetti diversi”.
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L’agenda di governo del sottosegretario voluto da Matteo Salvini non è ancora definitiva ma una cosa è certa: ci sarà molta Cina. “Dobbiamo analizzare quello di cui cinesi hanno bisogno – ha detto - Abbiamo il lusso di sapere in anticipo le priorità economiche della Cina; i piani quinquennali di Pechino ci danno una indicazione forte del potenziale del nostro export verso quel Paese. Possiamo dunque proporre ai cinesi le nostre competenze e i prodotti che combaciano con le loro esigenze. Non dimentichiamo un punto fondamentale di politica economica: dobbiamo produrre quello che gli altri vogliono comprare”.
Mentre spirano venti di guerra commerciale tra Usa, Europa e Cina, le esportazioni italiane sapranno difendersi a patto che il governo vada a trattare nuovi dazi. “Dobbiamo tornare a sederci al tavolo negoziale con i Paesi con cui commerciamo avendo chiari gli obiettivi per ogni singola categoria di prodotti, focalizzarci sugli interessi nazionali prioritari”.
Sono tre i temi caldi nell’agenda di Geraci. “Almeno per la prima settimana”, ironizza il neo-sottosegretario allo Sviluppo Economico.
Rafforzare le relazioni con la Cina. Su vari fronti. La Via della Seta. Ma non solo: la cooperazione sino-italiana in Africa. “In questo momento di crisi migratoria – dice - la Cina è l’unico Paese a offrirci la possibilità di stabilizzare l’economia del Continente africano e quindi i flussi migratori. Una delle mie priorità sarà quindi cooperare con la Cina per lo sviluppo economico dell’Africa. Non solo abbasseremo il flusso migratorio ma andremo anche a fare business; con la Cina, ovviamente”.
Il secondo obiettivo è preparare i nostri industriali alla sfida manifatturiera che proviene dalla Cina, che con il piano Made in China 2025 punta a diventare leader delle tecnologie avanzate. “Dobbiamo prepararci a capire che le aziende cinesi avranno competenze sempre maggiori sul valore aggiunto”, ha sottolineato Geraci. “In questa dinamica noi siamo un po’ passivi. Non possiamo alterare quello che la Cina fa, ma preparare le nostre aziende a questa sfida”.
Terzo punto: incentivare gli investimenti cinesi in Italia. Il fulcro del “piano Geraci” che il professore promuove da tempo. “La porta è aperta a tutti – ha detto - ma promuoverò soprattutto l’attrazione di investimenti greenfield, cioè quelli produttivi, non solo gli investitori interessati al nostro know-how. Chi investe nelle nostre aziende deve aumentarne i capitali, portare occupazione sul territorio, aprire nuovi mercati internazionali alla compagnia che viene acquistata, garantendo all’azionista prospettive di crescita futura”, ha concluso Geraci.