Anche il sindacato deve fare i conti con la digitalizzazione dell'economia e si propone come parte attiva nella gestione dei cambiamenti che ne conseguono. A poche settimane dalle elezioni politiche, c'è anche il tentativo di evitare che, non capendola, i lavoratori siano spaventati dall'innovazione e si rifugino nel populismo.
La Cgil, che rivendica un ruolo autonomo descrivendosi come "casa comune" della sinistra e rifiutando le scelte di campo, riunisce, il 30 e 31 gennaio a Milano la sua conferenza di programma, tutta dedicata ai temi dell'innovazione sostenibile: "Buon lavoro. Governare l'innovazione, contrattare la digitalizzazione" è il titolo che la principale organizzazione sindacale italiana, che fa da anni i conti con il calo degli iscritti, ha scelto per i due giorni di incontri, alla presenza della segretaria nazionale Susanna Camusso, con gli interventi anche dei segretari di Cisl e Uil.
I seminari del gruppo dirigente
Il tema è al centro dell'attività del segretario della Camera del Lavoro di Milano, la più importante d'Italia con i suoi 200mila iscritti, Massimo Bonini, 41 anni. Come spiega in un'intervista all'AGI, fin dalla sua elezione, nel dicembre 2015, "ci riflettiamo attraverso seminari per il gruppo dirigente, analisi e gruppi di studio. Prima di Natale abbiamo costituito un osservatorio proprio sull'innovazione digitale, per verificare quali sono le trasformazioni nei luoghi di lavoro. Sulla base di questo credo che sarà il caso di parametrare anche i nostri criteri di contrattazione, i paradigmi, gli schemi".
Secondo Bonini, "in prospettiva l'innovazione dovrà prevedere un cambiamento organizzativo della Cgil. Oggi è tarata sul modello del lavoro industriale, mentre sappiamo, soprattutto a Milano, che c'è una forte terziarizzazione. I lavori sono molto più sfumati, le filiere si confondono, si sovrappongono, si smontano. Se pensiamo all'e-commerce, vediamo come smonta il processo di passaggio del prodotto dalla fabbrica al cliente finale, come viene disintermediato quel processo". è la dimostrazione, spiega il segretario, che "forse anche per noi fermarci a determinate categorie non è più utile".
"Percorso lungo, presto per essere concreti"
Il processo, ammette Bonini, sarà lungo e forse è presto per essere più concreti. Intanto, però, il tema della conferenza programmatica, che non a caso si tiene a Milano, è proprio la digitalizzazione, a conferma della discussione ormai aperta nel sindacato. Il capoluogo lombardo, sottolinea il capo della Camera del lavoro, è una punta avanzata nel campo dell'innovazione.
"I numeri parlano chiaro: a Milano i numeri della disoccupazione sono i più bassi di Italia, ma il contesto non è semplice come appare è una smart city, i biglietti del trasporto pubblico si prendono con il telefonino, da casa si accede a determinati servizi della pubblica amministrazione, il bike sharing e il car sharing sono arrivati prima qui che altrove in Italia. Chi vive a Milano, ma solo in città, potrebbe abbandonare la macchina. Io vivo nell'hinterland e venire in città con i mezzi pubblici è sempre complicato", commenta Bonini che vive a Pioltello.
"Ma innovazione - ha osservato - significa anche politiche ecologiche, come quella di disincentivare l'uso dell'auto privata ma ci vuole l'investimento sul trasporto pubblico e per la mobilità dolce: non si capisce perchè non si incentiva l'uso della bici in una città pianeggiante come questa. Non c'è bisogno per forza di costruire grandi infrastrutture: basta una striscia per terra, e costerebbe poco. La parola innovazione la mettiamo in parallelo con la tecnologia e il digitale, ma è anche un processo mentale". Un'attenzione particolare, in una "smart city" come Milano la merita la protezione dei dati personali. "Chi sono i gestori e i proprietari di quei dati? Non è chiaro. Soprattutto nel settore della sanità".
I rischi di Industria 4.0 e Jobs Act
A dover fare la loro parte per spingere in avanti il paese in termini di innovazione non sono i sindacati: "le imprese non innovano: è un dato di fatto - osserva Bonini - il 60% delle imprese dell'area milanese non sa che cos'è il progetto industria 4.0 e solo il 20% ha innovato aumentando l'occupazione". Quanto alla politica, "non ne parliamo: la riforma del jobs act così come quella detta industria 4.0 hanno solo messo in moto un sistema di incentivi e bonus".
Il rischio, secondo il segretario milanese della Cgil, è che a beneficiarne siano "i soliti noti, le aziende con grandi volumi e capacità che li usano per cambiare i macchinari. Bisognerebbe invece fare qualcosa a tappeto per le Piccole e medie imprese, il tessuto dell'imprenditoria italiana". Quanto alle politiche attive, "non sono ancora state avviate, ma se non facciamo formazione non possiamo neanche fare innovazione".
Più in generale, Bonini è convinto che "in termini di strategia il paese abbia bisogno di investire decisamente nell'innovazione. Avrei voluto vedere una legge finanziaria che parlasse di come trovare le risorse per finanziare l'innovazione, ma così non è stato"