“Su un miliardo e decentocinquantasei milioni (di fondi per Roma, ndr), il contributo del Comune è di 153 milioni. Come ho detto, non è un problema. Sono soldi pubblici che vanno spesi per i cittadini, è irrilevante da dove vengono. Quello di cui mi sono stancato è di aver messo a lavorare venti persone del mio staff con una sindaca che viene alle riunioni come se fosse una turista per caso”. Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, in una lunga intervista al Messaggero si toglie più di qualche sassolino dalla scarpa nei confronti della sindaca di Roma Virginia Raggi, accusata di non fare proposte e di non presentarsi ad alcuni importanti vertici con le imprese romane per mettere a terra il piano per il rilancio di Roma Capitale (qui una scheda su cosa prevede e l'impegno di comune, regione e governo).
“(Raggi) guarda le cose e dice questo sì, questo forse, questo vediamo e comunque dateci più soldi. È inaccettabile” continua Calenda, che poi porta un esempio concreto: “Le sembra normale che io contatto con il mio staff Unindustria e Camera di Commercio, le prime cento imprese romane per capire quali sono i problemi e quali le opportunità, le riunisco, e la sindaca non c’è?”, e ancora: “Io […] sono il ministro dello Sviluppo economico che sta dando una mano ad una città che versa in condizioni pietose, non l’assessore della Raggi che è pagata per far funzionare la città”.
Calenda porta ancora un esempio per spiegare quanto sia difficile, dal suo punto di vista, lavorare con la sindaca di Roma: “Le faccio un altro esempio. Decidiamo con il ministero di investire una parte rilevante delle risorse di Turismo 4.0 per sviluppare un progetto di valorizzazione dei fori imperiali. Io le chiedo di andare da Franceschini (Dario, ministro della cultura) per fare l’accordo sulla gestione e la valorizzazione congiunta dei Fori che il ministro le ha proposto da tempo. E lei cosa mi risponde? Quelli sono fatti miei, me la vedo io”.
Il tavolo nato per far dialogare Comune, Regione e Governo non sembra quindi dialogare molto. Quello che era nato come un esempio virtuoso di collaborazione tra partiti diversi alla guida delle istituzioni pubbliche sembra essersi già arenato. “Evidentemente (la Raggi, ndr) pensa che ci siamo, che il governo e la regione fanno un lavoro per Roma mentre lei sceglie il menu come se fosse al ristorante, lamentandosi dei fondi e senza essere in grado di spendere nemmeno quella che ha”. Ma “Io vado avanti”, continua Calenda “ma non intendo accettare per un minuto di più questo atteggiamento”. Da comune “Non c’è nulla. Non un contributo di soldi, di pensiero o di azione” continua molto critico il ministro, che spera che l’atteggiamento del comune sia solo ‘mancanza di volontà politica’ e non “un mix di arroganza e incompetenza” perché in quel caso “saremmo difronte una situazione senza speranza”.