Per Carlo Calenda, leader di Azione, il messaggio che esce dalle urne emiliane è molto chiaro: “Ha vinto il buon governo contro le urla e gli strepiti”. Ma ha anche vinto “una coalizione senza i 5 Stelle, tutta improntata al riformismo”. Tuttavia, dice in un’intervista al Corriere della Sera, se “dopo questo voto speravamo di recuperare il Pd, temo che sia irrecuperabile” in quanto il Partito democratico ha capito quel messaggio emiliano esattamente “al contrario”. Ovvero, “dal giorno dopo i suoi leader stanno dicendo che nasce una nuova stagione di bipolarismo basato su Pd e M5S da una parte e da Lega, FI e FdI, dall’altra”. E invece? Per lui questo assioma significa solo “populisti verso sovranisti” ed è assolutamente ciò “che è più lontano da ciò che serve a questo Paese”.
Quindi, ragiona Calenda, “se il bipolarismo che arriva è populisti contro sovranisti noi dobbiamo costruire un terzo polo che sia fondato sull’idea del buon governo, un polo che diventi centrale per il voto dei popolari, dei liberal-democratici e dei socialdemocratici riformisti” perché “nessun grande Paese al mondo ha un bipolarismo fatto di due estremi”. Di più: “Un Paese così non può sopravvivere”, dice. Secondo Calenda, poi, negli ultimi anni “la destra si è rinnovata” mettendo in mora le alleanze: “Salvini e Meloni partendo dal 2-3 per cento sono andati a riprendersi la rappresentanza, offrendo la loro idea di Paese” spiega l’ex Pd numero uno di Azione, mentre nell’area progressista nessuno ha fatto questo lavoro e per questo motivo “non c’è stato nessun rinnovamento”.
Questa analisi suggerisce pertanto a Calenda che “prima ancora dell’alleanza quello che va fatto è un lavoro di recupero della rappresentanza come si faceva alla vecchia maniera” e cioè “come lo hanno fatto Meloni e Salvini andando a parlare agli italiani, convincendoli che la proposta è quella giusta”. “Non c’è una scorciatoia”, taglia corto il leader di Azione, che vede come interlocutori “solo +Europa” ma anche “i moderati del centrodestra”. Così si chiede: “Quanto può andare avanti Mara Carfagna stando dentro a una FI sempre più ancillare alla Lega?”. E “quanto potrà stare Gori dentro a un partito come quello democratico che mette oggi in discussione tutto quello che è stato fatto di riformista in questo Paese?”
Secondo Calenda, pertanto, la risposta è che “più che la fusione di partiti è una questione di recupero della rappresentanza, portando dentro anche persone di qualità che parlano a dei mondi” mentre “Il Pd che presenta Emiliano per me è un avversario” e il Pd “che dice che il futuro è con i 5 Stelle è un avversario”. Quindi Calenda promette: “Contro Emiliano faremo una battaglia casa per casa e non ci vengano a ricattare con il tema dell’unità”. Anche perché allo stato attuale, secondo Calenda, “Emiliano sta 25 punti sotto alla coalizione di centrodestra” e la possibilità che vinca “è zero” perché “i pugliesi sono giustamente insoddisfatti del lavoro che ha fatto”.