Beppe Grillo e il suo movimento godono di buona salute (confermata dai sondaggi) malgrado i molti problemi anche giudiziari in cui sono incappati. L’ultimo in ordine di tempo è il ricorso dell’attivista Mauro Giulivi che ha portato alla sospensione delle ‘regionarie’. Prima di lui, però, c’era stato il caso della Cassimatis a Genova. Poi ci sono i molti attivisti che chiedono se l’associazione Rousseau (e quindi Grillo e Casaleggio) sia in possesso dei loro dati sensibili dopo l’hackeraggio di cui si è saputo ad agosto (leggi intervista Agi all’hacker), per finire con il consigliere di Virginia Raggi, Cristina Grancio, sospesa dal M5S. E adesso in ballo ci sono le primarie con molti attivisti, esclusi, che potrebbero fare causa.
Una spada di Damocle su Beppe Grillo
Tecnicamente, le varie cause (si aggiungono quelle vinte da 23 ricorrenti napoletani e tre romani, espulsi e poi riammessi), rappresentano una spada di Damocle per Beppe Grillo che, in quanto capo politico del M5S, potrebbe dover pagare risarcimenti milionari (per perdita di chance e lesione di diritti politici in senso lato).
Ma cosa hanno in comune tutti queste vicende giudiziari che affliggono (e lo faranno sempre di più in futuro) il Movimento? Tutto si riassume in un nome e un cognome: Lorenzo Borrè, di professione avvocato. È lui, come scrive Jacopo Iacoboni su La Stampa, la ‘bestia nera’ di Beppe Grillo.
Chi è l'avvocato Lorenzo Borrè
Iscritto al M5S dal 2012 al 2016 quando, raccontò in un’intervista al quotidiano torinese “aveva ancora consensi da prefisso telefonico”, poi se ne andò quando Grillo iniziò a espellere chiunque fosse in disaccordo con lui "senza possibilità di contraddittorio".
La delusione
L’avvocato spiega al Giornale che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’esclusione di un amico, un'attivista della prima ora: Andrea Aquilino, avvenuta senza possibilità di contraddittorio e di difesa. Un fatto che, racconta, gli procurò inquietudine. Che “divenne certezza quando si presentarono da me i tre attivisti espulsi in occasione delle comunarie di Roma del 2016 (Palleschi, Motta e Caracciolo) – dice al giornale - e lessi le motivazioni, e soprattutto la procedura seguita: qualche giorni dopo inviai la comunicazione di recesso dal M5S. Poi con i primi successi giudiziari sono diventato un punto di riferimento per quanti venivano raggiunti da sanzioni disciplinari, sanzioni che fino ad oggi non hanno retto il vaglio giudiziario”.
La 'bestia nera' di Grillo
Da quel momento l’ex ‘grillino’ è diventato il nemico numero uno per Grillo e la Casaleggio Associati: ha permesso il reintegro di alcuni attivisti espulsi, ha vinto il ricorso della Cassimatis a Genova, quella di Giulivi in Sicilia.
Ha poi ricevuto mandato da una decina di iscritti del Movimento 5 Stelle, per presentare un esposto al garante della privacy in merito all'hackeraggio del sito avvenuto a luglio (“i miei assistiti vorrebbero sapere se e perché l’associazione Rousseau tratta i dati personali degli iscritti al Movimento 5 stelle senza che loro abbiano mai consapevolmente autorizzato l’associazione, che è un soggetto terzo rispetto al movimento”, si legge sulla Stampa). Quindi c’è il caso del consigliere comunale di Roma, Cristina Grancio, destinataria di un provvedimento disciplinare di ‘sospensione cautelare’ per asserite condotte “di cui non è dato capire la concreta consistenza, in quanto il provvedimento si basa su espressioni generiche”.
I possibili ricorsi contro le primarie
Infine, dulcis in fundo, la possibile e ventilata class action dei tanti che non sono stati ammessi alle primarie del M5s. Borrè racconta a Jacobo Iacoboni di essere stato contattato da moltissimi iscritti. “C’è un grande fermento – spiega – una questione giudiziaria nel Movimento”. Una questione che potrebbe abbattersi su Beppe Grillo, anzi sul suo portafogli perché, spiega l’avvocato, nel risarcimento dei danni dovrebbe pagare “chi ha agito in nome e per conto del Movimento”.
Quindi il capo politico, Beppe Grillo. Ed è per questo, forse, che l’ex comico genovese vuole spogliarsi della veste di ‘capo’. “Questo non posso dirlo io – la diplomatica risposta di Borrè -. A me le ragioni sono oscure”.