“È una svolta epocale”. In un’intervista al Corriere della Sera il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si dimostra soddisfatto per il via libera al decreto che prevede il carcere per gli evasori. E insiste sul fatto che il carcere è una svolta culturale in quanto “questa riforma è uno dei tasselli della lotta all’evasione fiscale, fra i più importanti” e “I cittadini devono sapere che lo Stato fa pagare il dovuto a tutti, e ciò consentirà a tutti di pagare meno”. Gli evasori, per il ministro, è infatti “sono parassiti che camminano sulla testa dei cittadini onesti, un fenomeno che non può rimanere impunito”.
Ed è per questo motivo che il titolare del dicastero di via Arenula a Roma rivendica che anche solo dal punto di vista culturale “la norma che prevede pene da 4 a 8 anni per chi evade cifre superiori ai 100.000 euro rappresenti un grande cambiamento. La soglia minima di quattro anni fa sì che non si acceda automaticamente a misure alternative alla detenzione, anche se poi toccherà sempre ai magistrati valutare i singoli casi e decidere”.
Eppure anche tra magistrati che guardano con simpatia al Movimento 5Stelle, come Davigo e Ardita, fa osservare il quotidiano, l’opinione è che sostanzialmente la riforma sia inutile allo scopo, perché rischia solo di ingolfare i tribunali tra nuove inchieste e processi. Ma l’opinione del ministro è differente e non condivide questa preoccupazione.
“Secondo l’Agenzia delle Entrate – precisa Bonafede – coloro che evadono oltre quel limite rappresentano l’82,3 per cento delle somme evase nel totale” cosicché di fronte a questa situazione “è inaccettabile che lo Stato rinunci all’azione penale”. Quanto al problema dell’ingolfamento dei tribunali “ci sarebbe stato senza la soglia minima, ma così mi pare che non si ponga” ribatte. Mas come si può parlare di maggioranza compatta, se il governo in verità ha dovuto superare resistenze, divisioni, ostacoli politici di diverso ordine e grado, in particolare da parte del nuovo partito di Renzi?
A questa obiezione Bonafede replica dichiarando che il decreto “è stato votato nei suoi con tenuti dopo un’attenta interlocuzione con tutte le forze politiche che sostengono il governo” e dopo che è stata ascoltata l’opinione di tutti, “anche i rappresentanti di Italia viva, e alla fine questo è il testo concordato”. Ovvero, “il risultato di un lavoro di squadra” che non teme “ripensamenti né trappole in Parlamento” durante i tempi della riconversione in legge. E il ministro esclude che possano arrivare modifiche, “l’impianto è quello e resterà intatto”, chiosa. Anche perché, secondo Bonafede “questa è una maggioranza nella quale si discute e ci si confronta, ma che poi al momento di prendere decisioni anche coraggiose, come quella contenuta nel mio pacchetto, si trova un accordo e si va avanti” aggiunge.
Quindi nessun “dualisamo” Conte-Di Maio, ma semmai “momenti di maggiore o minore convergenza su singoli punti che si risolvono nel giro di 24 ore”.