“Bisogna fare un anno zero, un ‘big bang’ della politica di sinistra. E una volta compiuto questo, ricominciare a costruire qualcosa di contemporaneo e capace di attrarre giovani”.
L’implosione forse è già avvenuta, ora è il momento di una esplosione dei valori e delle “passioni” della sinistra: quella che propone l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini. Arrivata in una Piazza San Babila gremita di migliaia di persone che manifestano contro l'incontro di Matteo Salvini con il premier ungherese Viiktor Orbàn, viene accolta con strette di mano e sorrisi nel collegio in cui è stata eletta.
Il patto tra il leader del quartetto di Visegrad e il ministro leghista è “nichilista e autolesionista” secondo la deputata di LeU, che, intervistata dall’Agi a margine della manifestazione, ha spiegato le ragioni della sua presenza.
Che segnale dà questa piazza agli elettori di sinistra?
In questa piazza ci sono tante persone che credono nella Costituzione, nella solidarietà e in un’Europa vicina alle persone. Un’Ue da cambiare, certo, ma non da distruggere. Chi è qui oggi non crede nel nazionalismo e nel sovranismo ed è consapevole che tutto questo ci porterà al disastro. La reazione dunque è: “Not in my name”. Un incontro come quello tra Salvini e Orban è contrario alla cultura storica del nostro Paese: non dimentichiamoci che l’Italia è stata uno dei Paesi fondatori dell’Ue. Il disegno di questi signori? Indebolirla fino a distruggerla. Eppure sappiamo che senza Europa non avremo più un ombrello sotto il quale poter crescere e non daremo un futuro ai nostri figli.
Come percepiscono gli elettori questo asse con i governi sovranisti?
Salvini ha portato il Paese ad essere sempre più isolato. E come nel caso Diciotti ha dimostrato che alzare la voce, ricattare e chiedere il riscatto all’Ue non paga.
Non si era mai visto che una nave della Guardia costiera italiana fosse tenuta per giorni a largo senza poter approdare in un porto italiano e che due ministri italiani litigassero tra di loro: i 177 migranti e i 45 dell’equipaggio sono stati tenuti in ostaggio in una situazione assurda e grottesca.
Salvini, per avere l’ultima parola, si è tolto lo sfizio di lasciarli a bordo senza dare spiegazioni. È solo grazie alla Chiesa che la situazione si è sbloccata, ma per lui è stato un insuccesso totale, un boomerang. Perché in Europa nessuno gli ha dato retta. Inoltre, anche questa redistribuzione non è a costo zero per l’Italia: quelli rimasti sul territorio italiano saranno comunque inseriti nei programmi dello Stato e quelli destinati all’Albania, poiché è un Paese fuori dal sistema europeo e ha standard diversi, dovranno accettare volontariamente di andare. Insomma consiglio al ministro di usare metodi molto diversi se non vuole rimanere solo.
Come si può rilanciare l’idea di Europa?
Dobbiamo fare un grosso lavoro per rilanciare un’Ue che sia in grado di fare crescita e occupazione, che sia più democratica. Ma certamente non possiamo aderire a questo progetto nichilista messo in campo da Salvini. Sono qui per dire che il disegno che ci propina questa coppia è un progetto autolesionista per tutti noi.
A partire dalla campagna elettorale per le prossime elezioni europee?
Dobbiamo dare un segnale innovativo e inedito: non saranno normali elezioni, saranno elezioni campali. Pensiamo ad una lista unica senza simboli di partito basata su cinque punti su cui possiamo essere tutti d’accordo. E facciamoli rappresentare da persone competenti della società civile: associazionismo laico e cattolico, sindaci, ambientalismo, femminismo e parte della società che non si è più sentita rappresentata il 4 marzo.
Propongo 5 punti su cui ragionare: una nuova politica economica che dica basta all’austerità e stop al fiscal compact inserito nei trattati; una politica fiscale armonizzata, per evitare i paradisi fiscali all’interno dell’Ue stessa; una politica d’asilo riformata con la revisione del trattato di Dublino, che vada di pari passo con anche un’armonizzazione in materia migratoria (che adesso non è competenza dell’Unione europea); una politica ambientale seria che riporti al centro gli impegni presi a Cop21; più attenzione alle questioni sociali basandosi su un nuovo criterio: il “social Pil”. La percezione dell’opinione pubblica deve cambiare e per questo serve un sussidio europeo di disoccupazione.
C’è uno slogan che deve entrare nella testa degli elettori: “Cambiare l’Europa per salvare l’Europa” e un nuovo simbolo da inventare. L’imperativo è suscitare interesse, curiosità e magari anche un po’ di passione ed è quello di cui oggi c’è bisogno per creare un’alternativa.
Il ruolo dei partiti in questa fase. LeU sta svolgendo un congresso e quello del Pd per nominare un nuovo segretario è nell’aria. Come legge questa fase politica?
Ho una mia idea: sono una persona indipendente dai partiti e non ho tessere. Vedo che la società non aspetta le liturgie della politica tradizionale, quindi bisogna sbrigarsi per offrire un’alternativa concreta. Bisogna usare altri metodi per comunicare e mettere insieme i programmi, con più partecipazione e un grande sforzo di allargamento verso chi è deluso e non si è mai impegnato. Ascoltare chi si è sentito escluso dalla politica, altrimenti qualsiasi proposta rischia di diventare un esercizio autoreferenziale
In un’orizzonte breve c’è la manovra economica. Flat Tax e reddito di cittadinanza sono le grandi promesse fatte in campagna elettorale dai maggiori azionisti del governo. Pensa che siano provvedimenti che abbiano qualcosa di sinistra?
La Flat tax assolutamente no: è un provvedimento che va a vantaggio dei più ricchi e a danno di chi ha di meno. E’ chiaramente mirato alle élites. Il reddito di cittadinanza va concepito diversamente: una base per chi non ha lavoro né mezzi di sussistenza e per chi lo ha perso è necessaria. Ma si può estendere il reddito di inclusione, che, se dotato di più risorse, potrebbe includere tutti coloro che ne hanno bisogno.