Nel Carroccio la tesi è che sia Berlusconi a rompere, ad uscire dalla partita. Evocando una convergenza con il Pd magari per un governo istituzionale e chiudendo a M5s. L'auspicio è che torni indietro sui suoi passi perché altrimenti, questa l'osservazione di diversi 'big' del partito di via Bellerio, sarebbe difficile per Salvini mediare e ricomporre il quadro partendo dal perimetro del centrodestra.
"I voti a Fico sono arrivati anche ad FI", sottolineano le stesse fonti. "Berlusconi adotta una tattica sbagliata, M5s ha avuto il 32%", mette in chiaro Giorgetti. Il Cavaliere si è presentato al cospetto del Capo dello Stato Mattarella nelle vesti di 'stabilizzatore', con l'intenzione di ergersi a garante rispetto ai vincoli europei e i conti pubblici, assicurando piena responsabilità.
Ma l'ex premier di fronte al 'niet' di Di Maio a dialogare con FI ha deciso di ergere un muro. Il sospetto sotto traccia in realtà è che il leader della Lega e il candidato premier dei pentastellati abbiano in tasca un accordo per un esecutivo. Con la mossa di marginalizzare FI, logorarla, metterla all'angolo, contando su un gruppo di parlamentari azzurri. Un esecutivo a tempo da far partire dopo le elezioni in Friuli e Molise che preveda un taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari e una legge elettorale ad hoc o come piano B le elezioni anticipate.
Se è così, ragionano nel partito azzurro, meglio che siano M5s e Lega a fare un governo, meglio essere all'opposizione e rimanere credibili di fronte all'Europa. La richiesta del Cavaliere è sempre la stessa: legittimità totale, nessuna partecipazione a un ingresso in un governo da una porta di servizio. Ma di fronte all'operazione di Di Maio di alzare continuamente il tiro la strategia è non lasciare al partito di via Bellerio la possibilità di tutelare il Cavaliere. "Non siamo disponibili a subire umiliazioni", mette in chiaro Tajani.
I mediatori sono al lavoro. "Il centrodestra non si dividerà", assicura il presidente del Parlamento europeo che sottolinea come Salvini non possa fare il secondo di Di Maio. Del resto Salvini ha più volte rimarcato come non possa essere l'ex vicepresidente della Camera ad andare a palazzo Chigi. La capogruppo FI al Senato, Bernini, rilancia il "metodo" utilizzato per le nomine dei vertici istituzionali, ripropone il confronto sul programma, ma l'ex presidente del Consiglio, riferiscono fonti azzurre, considera pressoché chiusa la partita se non cambiano le condizioni in campo. Con Di Maio che non riconosce la coalizione del centrodestra.
"E' l'antico gioco dei secondi che per far ei primi mirano a spaccare", osserva La Russa. Ma l'ex premier mantiene la barra dritta: se sono queste le basi, questo il ragionamento, meglio giocare a carte scoperte ed avere nella peggiore delle ipotesi un governo ostile. L'ex premier, viene riferito, non ha gradito per esempio che qualcuno, anche all'interno della Lega, abbia evocato una legge sul conflitto d'interessi. Da qui l'intenzione di 'smascherare' i piani di Di Maio ma anche quelli di Salvini. Il leader del Carroccio però più volte ha rimarcato l'obiettivo di tenere unita la coalizione. "E' da questo punto che bisogna ripartire", sottolineano le 'colombe' che puntano ad evitare strappi tra Salvini e Berlusconi. Al momento non c'è un orientamento di andare insieme al secondo giro di consultazioni al Quirinale ma si capirà nei prossimi giorni se i due schemi presentati al Colle (con Berlusconi che guarda al Pd mentre la Lega a M5s) possano trovare un punto di sintesi.