A giudicare dalle parole di Beppe Grillo ("Salvini è uno che quando dice una cosa la mantiene, il che è una cosa rara") quella tra M5s e Lega è una 'intesa amichevole' che funziona a gonfie vele. Fino, però, a quando si tocca il nodo Palazzo Chigi, a quanto pare.
Sì, perché, galateo a parte, è la sostanza a segnare due pretese speculari. Tutti e due i movimenti, infatti, rivendicano a sé la guida del governo. Comincia Salvini - via social network e con la premessa "nel rispetto di tutti" - segnalando che "il prossimo premier non potrà che essere indicato dal centrodestra, la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza, intelligenza e rispetto degli elettori".
E, visto che in fasi come queste, anche nella Terza Repubblica, le parole della politica vanno sempre passate al microscopio, sarà anche il caso di annotare che il leader leghista parla di premier "indicato dal" e non, più seccamente, "del" centrodestra.
Il programma di Salvini (se va al governo)
Intanto, Salvini accenna anche una sintesi del programma di governo, così articolato: via legge Fornero e spesometro, giù tasse e accise, taglio di sprechi e spese inutili, riforma della scuola e della giustizia, legittima difesa, revisione dei trattati europei, rilancio dell'agricoltura e della pesca italiane, Ministero per i disabili, pace fiscale fra cittadini ed Equitalia, autonomia e federalismo, espulsione dei clandestini e controllo dei confini".
M5s non resta a guardare
Non che dalle parti di M5s ci si limiti a festeggiare l'elezione di Roberto Fico alla guida della Camera. Uno che ci ha appena messo piede, e che soprattutto figura nella possibile squadra di governo M5s, alla casella Mise, insomma Lorenzo Fioramonti, spiega che "preso dall'ansia di fare qualcosa di utile" dentro un "surreale Montecitorio" ha già organizzato "una serie di incontri paralleli con tecnici, esperti di sviluppo, attivisti della società civile e colleghi parlamentari".
Grillo, si diceva allora. Riprende la giornata da dove aveva terminato la precedente. Esce dall'hotel Forum e davanti ai giornalisti che ne attendono la partenza dalla Capitale tesse le lodi di Luigi Di Maio e di Roberto Fico, proprio come aveva fatto con chi ne aveva atteso il ritorno nella tardissima serata di sabato, dopo il suo spettacolo teatrale. Solo che stavolta Grillo aggiunge anche il viatico per il capo politico M5s a Palazzo Chigi. "Fico è una persona straordinaria, lo sapete. Lo conosciamo tutti", dice. E ora, dopo lui alla guida della Camera, Di Maio al governo? "Ma certo", risponde il garante M5s che poi si divincola dalla ressa di telecamere.
La scena si sposta con Grillo, ormai in auto, precisare con la prudenza del politico di lungo corso che "non lo so quanto al governo, sara' il Presidente della Repubblica che dara' l'incarico". Tutto il resto, nomi, formule, alleanze, "sono illazioni che fate voi. Qui dobbiamo cambiare il Paese, e lo stiamo cambiando". Di Maio? "Ma lasciatelo lavorare bene, in pace, tranquillo". Perché, fatte salve le prerogative del Colle, "certo che decide Di Maio. Scherzate? E' uno statista", certifica il cofondatore M5s. "Ho visto un'Aula con una brezza diversa. Se ne stanno rendendo conto adesso. Non riescono a capire... Vedere queste facce bianche che guardavano 300 persone mai viste...", sintetizza il garante M5s che tiene a correggere le coordinate ideali che gli osservatori assegnano al Movimento: "Non siamo contro il sistema, è il sistema che ha finito da solo. Noi abbiamo dato solo una piccola spinta".
Per il futuro, guarda avanti. Molto avanti. "Adesso c'é da fare un progetto di 30, 40, 50 anni", spiega vagheggiando il cambiamento dell'assetto urbano del Paese. E allora, sta a Di Maio - è lui, peraltro, a dire per primo che "Salvini ha dimostrato di essere una persona che sa mantenere la parola data" - chiarire che "abbiamo sempre detto che la partita sulle presidenze è slegata da quella del governo" e rivendicare che "da oggi chi vuole lavorare per i cittadini sa che esiste una forza affidabile e seria che dialoga con tutti e si muove compatta per il bene del Paese". L'elezione di Fico è "il primo passo per realizzare il cambiamento che i cittadini ci hanno chiesto con il voto del 4 marzo". E dunque "ora ci rimettiamo al lavoro per concludere l'opera".