Le polemiche sul governatore di Bankitalia non si placano, anzi lo scontro si fa ancora più acceso e tutti gli attori in gioco sono ora alla difficile ricerca di una soluzione. Il giorno dopo il sì della Camera alla mozione con cui il Pd ha messo in mora la conferma di Ignazio Visco al vertice di Via Nazionale, le polveri non si depositano. Matteo Renzi e mezzo Pd proseguono ad attaccare ad alzo zero l'attuale governance della Banca centrale, chiedendo una "pagina nuova". Non tutto il partito lo segue, ma certo la speranza di qualcuno che le acque si potessero calmare ha avuto vita breve e tutti hanno capito che le indiscrezioni che volevano il segretario dem intenzionato a 'scatenare l'inferno' fino al giorno della nomina non erano poi così infondate.
Un conto le polemiche politiche, un altro le istituzioni
I sensori politici più vicini alle istituzioni, dal presidente emerito, Giorgio Napolitano, al capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda, lasciano trasparire la stessa preoccupazione che ieri ha spinto il capo dello Stato a far trapelare il suo disappunto: un conto, si ragiona al Colle, sono le polemiche politiche e il giudizio sulle persone, ma la vita delle istituzioni e, come in questo caso, di un asset nazionale fondamentale non deve essere trascinata in un anticipo di campagna elettorale (La Repubblica).
Troppo alta la posta in gioco, con la manovra da presentare a Bruxelles e alle Camere, lo spread che seppure per mille motivi sta lentamente risalendo e la situazione del sistema bancario costantemente sotto osservazione dei mercati. Insomma, la credibilità del Paese non può essere messa a repentaglio e dunque ora, preso atto che il vertice del Pd non torna sui suoi passi, tutti a Roma (ma ovviamente non è sfuggito che anche a Francoforte seguano la vicenda, seppure senza intervenire in alcun modo) sono alla ricerca di una soluzione per uscire dall'impasse entro la fine di ottobre, data di scadenza del mandato di Visco.
Visco potrebbe togliersi qualche sassolino dalla scarpa
Alcuni osservatori, leggendo ieri la reazione di Bankitalia, avevano ipotizzato che Visco, audito in commissione d'inchiesta sul sistema bancario, avrebbe potuto togliersi qualche sassolino dalla scarpa (Il Gazzettino), difendendo così il proprio operato; ma avrebbe anche potuto, immediatamente dopo, fare un passo indietro per togliere l'istituzione dalla bufera in cui si trova da ieri. Ipotesi seccamente smentita dalla stessa Banca d'Italia che parla di semplice 'boutadè. C'è, inoltre, chi fa notare che la nomina del governatore non può essere ostaggio di una campagna elettorale a colpi di mozioni a effetto. Si può, insomma, discutere anche ferocemente su come sia stata gestita la crisi di alcune banche ma non sulla scelta del governatore, il quale, comunque, già questa sera ha consegnato tutte le carte alla commissione parlamentare di inchiesta e si è detto pronto a essere ascoltato.
Ma la critica dal Parlamento è quasi unanime
È però vero che, sebbene il Parlamento non abbia potere nella nomina del governatore, il segnale giunto ieri, al di là del metodo non ortodosso, è di critica quasi unanime al suo operato da parte dell'ampia maggioranza delle forze politiche. All'eventuale passo di lato potrebbe corrispondere una scelta interna alla stessa Bankitalia, che verrebbe letta come una conferma della fiducia nella sua storia e nelle sue scelte. Questa lettura porterebbe con sè dunque la nomina di un interno: i candidati naturali sono il direttore generale, Salvatore Rossi, e il vice direttore generale, Fabio Panetta. Con quest'ultimo dato per favorito anche perchè molto apprezzato dalla Bce e dal suo presidente, Mario Draghi.
Chi sono i candidati, se Visco non dovesse essere confermato
Ma non sono da trascurare le voci che da tempo circolano in ambienti internazionali secondo le quali avrebbe delle chance anche l'attuale ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che però proprio oggi, a un convegno, si è offerto a favore di telecamere mentre stringeva a lungo la mano del governatore. Tra le altre ipotesi in caso di sostituzione di Visco, non è un mistero che il Pd avrebbe caldeggiato Marco Fortis o Lucrezia Reichlin. Tuttavia, una candidatura 'politica', oltre a suscitare una fredda accoglienza a Palazzo Koch, non sarebbe ben vista neanche nei circuiti internazionali, dove l'autonomia e l'indipendenza delle banche centrali sono considerate quasi un dogma.
Inoltre, c'è chi ricorda come già altre nomine ai vertici di enti statali o parastatali avanzate dal Pd siano poi state cannoneggiate dallo stesso partito solo pochi mesi dopo: un destino che nessuno vuole per Bankitalia. La lettura completamente opposta che viene fatta da altri è che, per l'eterogenesi dei fini, la mozione del Pd, invece di indebolire Visco, lo abbia blindato. Il ragionamento che fa qualcuno suona più o meno così: per non avallare la sgrammaticatura della mozione, gli attori deputati alla scelta del successore del governatore non potranno che confermarlo, al di là del giudizio sul suo operato.