A Palazzo Chigi sono arrivati perfino i tifosi dell'Atletico Bilbao. Insieme ad una delegazione di altri supporters - tra questi quelli del Torino, del Cosenza, del Milan e della Roma - che hanno costituito delle associazioni (ToroMio, MyRoma, Piccoli azionisti Milan, Leones Italianos dell'Athletic Club di Bilbao, Cosenza nel cuore, Unione club Granata) per arrivare ad un obiettivo ben preciso: aprire le porte del calcio all'azionariato popolare, una pratica diffusa soprattutto nel mondo sportivo internazionale che prevede che la proprietà sia diffusa tra il pubblico dei tifosi, che diventano così piccoli proprietari e in qualche dirigenti della squadra.
Il governo dice di essere pronto a studiare il modello di azionariato popolare
Ai sottosegretari Giorgetti e Valente hanno consegnato un progetto di legge sulla partecipazione dei sostenitori al capitale e/o all'amministrazione della società sportiva. Il governo ha intenzione, viene riferito, di far proprio il testo e studiare come 'replicare' modelli già esistenti in Europa - Bayern Monaco per esempio - dove i tifosi siedono nel Cda e partecipano all'attività del club concorrendo a decidere le strategie.
Lo strumento per arrivare ad una rivoluzione culturale di questo tipo è far leva sugli incentivi fiscali e sportivi. Alle società che decideranno di andare in questa direzione - questa la linea - verrebbero forniti dei vantaggi. Progetti futuri, ora sul tavolo ci sono altre due questioni.
La prima è la riforma del Coni, con la costituzione della Sport e salute Spa. L'esecutivo non ha intenzione di fare passi indietro. M5s e Lega viaggiano di comune accordo, ci sarà solo da decidere le competenze della società che sostituirà la Coni servizi e i componenti del Cda (un rappresentante del ministero dell'Istruzione, uno della Salute e uno del governo).
La questione dei diritti Tv
Ma domani a Palazzo Chigi arriverà la Lega calcio per discutere, tra l'altro, dei diritti tv. La proposta - contestata dalla Lega calcio - è di destinare il 10% dei proventi televisivi della Serie A in base all'utilizzo dei giovani italiani cresciuti nei vivai. Ovvero a quelle società che negli ultimi tre anni hanno avuto tra i loro tesserati giocatori al di sotto dei 21 anni provenienti dai settori giovanili.
"Ce ne sono solo una decina, tra questi il più famoso è Barella", spiega chi nel governo si sta occupando del dossier. Domani all'incontro verràavanzata un'altra proposta. Al momento il decreto Lotti stabilisce che il 50% degli introiti televisivi deve essere ripartito in parti uguali, in quota del 30% sulla base dei risultati sportivi conseguiti e il 20% sulla base del radicamento sociale. Una quota - circa l'8% - è legata all'audience tv certificata dell'ultimo campionato (in base all'Auditel). Il progetto del governo è destinare quella quota a quelle società di calcio capaci di riempire gli stadi. Naturalmente comparando le quote degli spettatori alla capienza degli impianti.
Evitare nuovi casi Donnarumma
Un'altra idea del governo, secondo quanto si apprende, è quella di rilanciare un protocollo con il Miur per impedire che i calciatori - soprattutto quelli che militano nelle categorie più basse - interrompano la scuola per scegliere la carriera professionistica. L'obiettivo - riferiscono fonti di governo - è quello di impedire altri 'casi Donnarumma': il portiere del Milan scelse di posticipare l'esame di un anno per evitare distrazioni. Ma l'esecutivo punta a tutelare soprattutto quei giovani calciatori che si ritrovano - questo il ragionamento - a dover fare i conti con la realtà qualora non riescono a sfondare.
La direzione - oggi c'è stato un incontro tra i sottosegretari Valente e Giorgetti e il presidente della Lega Pro Ghirelli - è quella di tutelare in ogni caso i diritti di tutti i lavoratori, ovvero non solo quei calciatori che militano in serie A, ma anche quelli che non sono professionisti e si ritrovano, per esempio, senza copertura previdenziale o pagati in nero. Tutte queste novità dovrebbero essere contenute in un provvedimento ad hoc dopo la legge di Bilancio e portate sul tavolo della Figc. Infine si cercherà di continuare la battaglia sulla trasparenza dei bilanci - al momento è presente una norma ad hoc legata ai diritti tv nel dl fiscale - per porre un freno ai fallimenti delle società calcio.
Ma ora all'ordine del giorno c'è lo scontro con Malago'. Il governo non intende arretrare. "Non abbandono gli atleti a cinque mesi dai Giochi. Ma se le cose rimangono cosi', io non aspetto neanche un secondo dopo la fine del quadriennio e un minuto dopo l'Olimpiade di Tokyo 2020 me ne vado", la reazione del numero uno del Coni.