"Stiano attenti a non esagerare". Matteo Salvini - e nessuno nella Lega in verità - potrebbe rispondere al lungo 'post' di Luigi Di Maio sull'autonomia, in cui il vice premier pentastellato chiede che le intese care agli 'ex lumbard' procedano "di pari passo con un grande piano per il Sud". Ma il ragionamento nel partito di via Bellerio è univoco: nel testo, implicitamente, Di Maio dice che l'autonomia si farà, allora va bene. Il ministro del Lavoro - è il pensiero leghista - può parlare anche di "banalità" come di un piano per il Sud, che al momento non è in cantiere. A patto - è l'avvertimento che proviene direttamente dalla segreteria federale - che "non esageri e non tiri la corda per rassicurare qualcuno che non riesce a controllare".
Le bozze delle intese, almeno quelle che riguardano le prime tre Regioni ad aver fatto domanda - Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - devono arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri il 26. Di Maio, Salvini e Giuseppe Conte hanno in agenda un vertice ad hoc sul tema, il giorno prima, il 25. Intanto, sul percorso dell'autonomia, il ministro leghista Erika Stefani è stata rassicurante.
"L'autonomia è ufficialmente incardinata. Con Giuseppe Conte abbiamo stabilito la road map sulle fasi finali della trattativa - ha sostenuto -. Con il presidente abbiamo confermato la necessità di un passaggio preliminare del testo delle intese nelle commissioni parlamentari. Il governo ha scelto di intraprendere una fase storica per un nuovo regionalismo che passa attraverso responsabilità, competenza e democrazia diretta". Quindi, prima della firma delle intese con le Regioni, ci sarà un passaggio parlamentare nelle commissioni competenti (quali lo decideranno Salvini, Di Maio e Conte nel vertice. I 5 stelle vorrebbero che fossero coinvolte tutte le commissioni; i leghisti solo le bicamerali).
Oggi, nel pomeriggio, Salvini, dal canto suo, ha personalmente rassicurato Luca Zaia. Il leader leghista ha incontrato il governatore veneto al Viminale, e, dopo giorni di indiscrezioni di stampa su presunte tensioni venete in vista della scelta del nuovo segretario regionale, i due si sono fatti un 'selfie' in cui appaiono sorridenti. "Incontro di lavoro al ministero con l'amico Luca Zaia: lavoro, infrastrutture, autonomia, sviluppo, Olimpiadi, futuro", ha scritto Salvini. "Indietro non si torna", ha assicurato.
"Bella idea ma inattuabile"
Mentre nella Lega non si scioglie lo scetticismo sulla proposta cara a Di Maio. "Il salario minimo è una bella idea, un buon proposito, peccato che è inattuabile", si commenta, "a meno che non vogliamo tagliare le gambe a tutte le imprese italiane".
Il segretario leghista intanto continua il suo momento positivo. Forte dei consensi, quasi raddoppiati in un anno, ed entusiasta del recente viaggio negli Stati Uniti, Salvini continua nel suo impegno a sostenere il governo. Con un occhio sempre puntato sulla scadenza della seconda metà di luglio, oltre la quale risulterebbe impossibile andare al voto in autunno senza mettere a rischio l'approvazione della legge di bilancio. Negli Usa ho detto che il governo andrà avanti altri 4 anni, assicura il 'capitano'. Anche se non è certo che questa ipotesi rassicuri realmente gli americani, i quali, già durante il viaggio di Giancarlo Giorgetti nei mesi scorsi, avrebbero manifestato qualche perplessitaà sull'operato dei 5 stelle. Di sicuro Salvini nega di aver mai affrontato il tema del gasdotto Tap con esponenti dell'amministrazione Usa: "A Washington non ho mai parlato di Tap", ha detto ai suoi.
Ma tre quarti dei leghisti vogliono il voto
Ma, al momento, quantomeno ai piani 'nobili' di Palazzo Chigi, regge la 'pax' siglata dopo il voto da Salvini e Di Maio. Ha finora retto davanti alla tensione dell'annuncio della volontà di avvio di procedura di infrazione per deficit eccessivo da parte della commissione europea. Così come ha retto nella fase della formulazione della lettera di risposta dell'Italia e persino nel vertice sulla riforma della giustizia che si è tenuto mercoledì, a tarda sera. "Siamo solo all'inizio ma il vertice è andato bene", è il commento dei leghisti.
Il clima è ben diverso negli altri palazzi della politica. A Montecitorio e a Palazzo Madama, è tutto un tourbillon di voci su possibili cadute imminenti dell'esecutivo, a causa di un 'incidente' parlamentare o di un altro. Come avvenuto nelle scorse ore sul decreto crescita, o nelle scorse settimane sullo sblocca cantieri. La fragilità della maggioranza si consuma nelle commissioni e nelle aule delle Camere (al Senato poi la maggioranza ha numeri più risicati). I rapporti tra i parlamentari dei due partiti di governo sono sfilacciati: da una parte, ci sono i 5 stelle, Movimento eterogeneo e composito, non pienamente controllabile e controllato. Dall'altro, il 'partito esercito' di Salvini di cui i buoni 3/4 dei componenti ne ne vuole sapere più di questo governo e di questi alleati. E vorrebbe tanto andare al voto.