Su Taranto e su l’ex Ilva il ministro per il Sud chiede che siano accelerati gli interventi “già previsti e finanziati per lo sviluppo della città”, quindi le bonifiche, le misure per il quartiere Tamburi, il rilancio del porto “velocizzando lo status di zona economica speciale che stabilisce incentivi economici per chi usa quell’attracco”.
In un’intervista a la Repubblica Peppe Provenzano aggiunge anche che in materia di esuberi “noi non siamo disarmati” ma precisa anche che “c’è stata una gara” e pertanto “chiederemo il rispetto dei contratti”. “Anche venendo incontro ai problemi del mercato, certo – sottolinea - ma non rimettendo in discussione tutto, in particolare su lavoro e ambiente”.
Poi il titolare del dicastero per il Mezzogiorno sconsiglia, secco, all’azienda franco-indiana ArcelorMittal, “di ridurre i rapporti con lo Stato italiano a una vicenda giudiziaria” anche in relazione alla presenza della stessa “a Genova e Novi Ligure”. Perciò il ministro ritiene che sia anche interesse dell’azienda poter “dimostrare di voler mantenere una presenza in Europa, nella più grande acciaieria del continente” in quanto “la via giudiziaria è una sconfitta per tutti ma soprattutto per un player globale come Arcelor”.
E il prossimo passo del governo, annuncia Provenzano, “è chiedere ad ArcelorMittal di rispettare il contratto” perché “al momento la nostra priorità è questa” in quanto “la chiusura di quello stabilimento costerebbe tantissimo”, ovvero sarebbe pari a “un punto di Pil e migliaia di posti di lavoro”. “Significherebbe – conclude il ministro per il Sud – cedere un pezzo di sovranità del nostro Paese. Perciò lo Stato ha il dovere di assumersi delle responsabilità”. “Ma lo scenario principale – precisa – è riportare Arcelor Mittal al negoziato. Il resto lo vedremo” in un secondo momento dice.