"Taranto è il futuro di questo governo. Questo governo deve giocare tutto su Taranto". Il capogruppo del Pd, Graziano Delrio, durante l'informativa del governo sull'ex Ilva alla Camera mette in chiaro che il destino della maggioranza è legato a quello delle acciaierie ex Ilva, abbandonate dal colosso anglo-indiano ArcelorMittal per ragioni che, secondo molti esponenti dell'esecutivo, vanno oltre la negazione dello scudo penale.
L'appello di Patuanelli
Il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha invocato nella sua informativa "un atto di responsabilità di tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, perché la vertenza la risolviamo come sistema Paese", senza "accusarsi vicendevolmente". Per garantire la produzione siderurgica a Taranto - ha insistito - c'è la necessità di un atto di responsabilità di tutte le forze politiche: "Dobbiamo dire all'azienda che non può sottoscrivere un accordo e disattenderlo dopo 12 mesi. Lo dobbiamo al nostro Paese".
Un appello all'unità che arriva dopo una crisi che ha visto la maggioranza rispondere in ordine sparso, con i duri e puri del M5s che non cedono sullo scudo penale e rivendicano la battaglia identitatia sull'ex Ilva. Un appello che, parola di Delrio, trova il Pd "partecipe e solidale", disposto a combattere fino alla fine".
"Il recesso è solo l'ultimo tassello"
"Vogliamo dire a quello società che non può pensare di aver sottoscritto un accordo e disattenderlo dopo 10 mesi", ha aggiunto Patuanelli, "i commissari straordinari nell'anno precedente hanno ottenuto risultati economici migliori di ArcelorMittal: questa è la verità, quell'impresa evidentemente non aveva intenzione di fare produzione in quello stabilimento, ArcelorMittal ci ha detto che non è in grado di rispettare il piano industriale e di conseguenza occupazionale e questo il governo italiano non può accettarlo". "Il recesso di ArcelorMittal dai propri impegni contrattuali è solo l'ultimo tassello di una serie di eventi risalenti nel tempo e che hanno visto il coinvolgimento a vario titolo di molti governi e tutti le forze politiche presenti", ha aggiunto il ministro.
"E' veò, il governo ha ragione" rispetto alla posizione assunta da Arcelor Mittal, "ma se il governo ha ragione e perdessimo i posti di lavoro avremmo comunque torto, e allora andiamo avanti con chi ci sta, anche se mi sarei aspettato altre parole dall'opposizione", osserva Delrio, "gli errori non possono essere fatti pagare ai lavoratori e bisogna impedire che si crei un precedente. Oltre che una prova di forza per il paese e il governo questa è anche una prova di coraggio: prima viene il lavoro, prima dei calcoli di partito e di territorio vengono i lavoratori" e "chi oggi vuole difendere l'Italia e gli interessi italiani sta dalle parte del governo. Non possiamo consentire alle multinazionali di scorrazzare nel nostro Paese, violando accordi già presi. I patti e i piani industriali non si riscrivono sulla pelle dei lavoratori.
E chi vuole fare pagare i propri errori ai lavoratori troverà un intero Paese a difenderli". Certo, riconosce infine Delrio, "è stato un errore dare un alibi all'azienda ma possiamo rimediare in 5 minuti", ma tenendo ben presente che "anche se stasera ci fosse il decreto non avremmo una revisione delle intenzioni di ArcelorMittal".
La Lega protesta in aula: "A casa voi, non gli operai"
Proteste in Aula della Lega, che invita il Pd a lasciare il governo e "andare a casa" per bocca del capogruppo Riccardo Molinari. Subito dopo scoppia la bagarre, con cori al grido di "elezioni, elezioni" e vengono mostrati alcuni cartelli con la scritta "A casa voi, non gli operai Ilva", prontamente fatti rimuovere dal presidente Roberto Fico che richiama tutti all'ordine.
La destra promette però sostegno al governo se avanzerà delle proposte in grado di salvare l'acciaieria. "Se ci saranno proposte utili per salvare i lavoratori, la Lega ci sarà. Ma per ora non ce ne sono", dice il leader del Carroccio, Matteo Salvini. "Fratelli d'Italia sarà al fianco del governo se farà cose intelligenti", afferma Marcello Gemmato.
I sindacati proclamano 24 ore di sciopero
Ventiquattr'ore di sciopero per l'intero Gruppo ArcelorMittal ex Ilva a partire dalle ore 7 di venerdi 8 novembre 2019, già programmato per il sito di Taranto, sono state indette da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm nazionali. In tutti gli altri stabilimenti, invece, le segreterie territoriali definiranno le modalità di mobilitazione.
Fim Fiom e Uilm "chiedono all'azienda l'immediato ritiro della procedura e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si e firmato l'accordo del 06/09/2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze previste". Le condizioni devono, inoltre, includere - affermano i sindacati - lo scudo penale limitato all'applicazione del Piano ambientale e il ritiro di qualsiasi ipotesi di esuberi".+
Bilancio in profondo rosso per ArcelorMittal
Proprio oggi ArcelorMittal ha annunciato una perdita netta di 539 milioni di dollari nel terzo trimestre, a fronte di un utile di 899 milioni di un anno fa. Il rosso è legato ai bassi prezzi dell'acciaio e agli alti costi delle materie prime.
L'utile prima degli interessi, delle imposte e degli ammortamenti (Ebitda) è sceso a 1,06 miliardi di dollari, contro i 2,73 miliardi dell'anno precedente. Gli analisti si aspettavano un Ebitda di 930 milioni di dollari. I ricavi si sono attestati a 16,63 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 18,52 miliardi del terzo trimestre del 2018.
La società stima che le spedizioni di acciaio saranno stabili nel 2019 rispetto al 2018, una previsione al ribasso rispetto alle precediti linee guide che prevedevano un incremento annuale.