Cosa succede al comune di Torino e perché per i grillini è "un gran casino"
- Chiara Appendino
Caos olimpico, e così Torino rischia di trovarsi senza sindaco. Per più di sei ore, la scorsa notte, la maggioranza grillina del capoluogo piemontese si è riunita per discutere del progetto che prevede di proporre Torino come sede dei Giochi Olimpici invernali del 2026.
Un confronto che ha raggiunto toni accesi, portando il primo cittadino Chiara Appendino a minacciare i colleghi di dimettersi. Ore di muro contro muro che hanno fatto scappare a uno dei consiglieri grillini un “È un gran casino” a un giornalista de La Stampa.
Il pomo della discordia è sempre lo stesso: la candidatura della città, già protagonista delle Olimpiadi del 2006, voluta e sostenuta dalla sindaca Chiara Appendino. Una proposta però indigesta ad alcuni eletti del Movimento 5 Stelle a Palazzo Civico. E così, ieri sera, si è arrivati allo scontro frontale.
I primi scricchiolii della maggioranza sul dossier olimpico si erano registrati a marzo, quando al momento della conta degli alleati della sindaca era venuto a mancare il numero legale. “Colpa” del niet imposto da quattro consiglieri comunali proprio del M5S, Daniela Albano, Damiano Carretto, Viviana Ferrero e Marina Pollicino. Poi qualche settimana di quiete, prima della tempesta che si è scatenata lunedì sera, poche ore dopo che da Roma era stato ribadito l’appoggio al bis di Olimpiadi torinesi. Un cenno di approvazione arrivato dai ministri del nuovo governo giallo-blu, a cominciare da quello delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli.
Efficienza, sostenibilità ambientale e risparmio: non c'è soluzione migliore di @twitorino per le #Olimpiadi2026. Sarà kermesse sfavillante, ma all'insegna di riqualificazione e riutilizzo, no nuove cattedrali nel deserto.
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 24 giugno 2018
Se la strada sembra essere spianata a Roma, a Torino è tutta in salita. La frangia di opposizione ortodossa dei grillini piemontesi, la scorsa notte, sembra essere aumentata. A dire no, secondo La Stampa, sono “tutti i consiglieri, non solo quelli da sempre contrari alle Olimpiadi”. Una schiera di eletti che “hanno capito che la sindaca si muoveva in totale solitudine, senza coinvolgerli, che si sarebbero trovati di fronte a un prodotto confezionato solo da accettare o respingere” e che a quel punto “hanno minacciato di far saltare il banco”. Di sfiduciare cioè Appendino, che da parte sua non avrebbe esitato nel minacciare per tre volte di rassegnare le dimissioni: “Se non passa qui si va tutti a casa”, le parole riportate da Repubblica e Corriere.
“In piazza Palazzo di Città si sentivano le urla dei consiglieri e quelli della sindaca”, aggiunge Repubblica. Poi, dopo mezzanotte, le luci si sono finalmente spente. Oggi è un nuovo giorno e Appendino è a Roma per presentare al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti un estratto dossier messo a punto insieme all’architetto Alberto Sasso.
Torino città spaccata, insomma. Se da un lato si registra il timore che l’evento a cinque cerchi possa trasformarsi in una voragine di soldi e alimentare i conti in rosso dell’amministrazione, dall’altro c’è la passione di chi conserva un ricordo indelebile del 2006. Sabato 23 giugno, per esempio, 400 ex volontari dei Giochi di dodici anni fa hanno inscenato un flash mob in piazza Castello. Segno che ‘passion lives here’ - che la passione vive ancora qui - per citare slogan di quei Giochi che aiutarono il rilancio della città anche dal punto di vista turistico.