Nel giorno in cui Fca ha gettato i pilastri per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori, dove si produrrà la 500 elettrica, e La Stampa di Torino intervistava John Elkann sui progetti futuri, proprio alla vigilia della resa dei conti tra Luigi Di Maio e la base Cinquestelle torinese, terrorizzata da un Sì del MoVimento alla Tav, Torino perde il Salone dell’auto. E la maggioranza che sorregge da tre anni Chiara Appendino va in pezzi. Tanto che la Sindaca pensa alle dimissioni.
È la sintesi di quel che è accaduto ieri. Ma nello sfogliare i giornali c’è molto altro: “Il capo politico dei Cinquestelle arriva in una città che è una polveriera pronta a deflagrare”, si può leggere sull’edizione cartacea de La Stampa. E come “non bastassero le tensioni sui destini della Torino-Lione, c’è un nuovo fronte, velenosissimo. Gli organizzatori del Salone dell’auto annunciano, dopo cinque edizioni, il trasloco a Milano. Si portano via una manifestazione visitata solo pochi giorni fa da circa 700 mila persone, che genera ricadute per oltre 4 milioni, ma che ha vissuto in eterno e costante conflitto con l’ala dura del MoVimento 5 Stelle, contraria all’uso dei parchi e delle piazze auliche per le fiere e ostile in generale alle auto, mezzo di trasporto che i grillini torinesi vorrebbero progressivamente sostituire con altri meno inquinanti”.
Il quotidiano sabaudo descrive un clima di guerriglia sistematica, “avvelenato dalle sortite poi ritrattate del vice di Appendino, Guido Montanari, punto di riferimento dei duri - ‘fosse per me non ci sarebbe mai stato, anzi, speravo che la grandine se lo portasse via’ - che ha certamente favorito l’addio del Salone”. Appendino, però, a differenza di altre occasioni - vedi le Olimpiadi - non incassa. Accusata di impoverire Tornio, questa volta esplode e minaccia l’addio, anche se non lo dichiara apertamente trincerando la voglia di abbandono dietro un più convenzionale “mi riservo qualche giorno per le valutazioni politiche del caso”. Ma è furiosa. “Decisa a non intestarsi un fallimento che non considera suo”.
“Le scintille e gli attacchi frontali dei giorni scorsi tra Appendino e la sua maggioranza sul Salone dell’auto si sono trasformati ieri sera, alla vigilia dell’arrivo in città di Luigi Di Maio, in una prova di forza mai vista prima, nemmeno durante i concitati giorni dello scontro sulle Olimpiadi;” si legge sul Corriere della Sera. “E per Appendino rischia di essere un punto di non ritorno. La sua maggioranza è diventata incontenibile: non solo diserterà in massa, questa sera, l’incontro con Di Maio (‘Ma io ci andrò’, assicura Appendino) come segnale di nervosismo sul paventato via libera del governo gialloverde all’Alta velocità, ma ormai viene vissuta dalla sindaca come un continuo intralcio”. “La sindaca si è detta ‘fuori di sé’” si legge Su Il Fatto. "Sono furiosa per la decisione. È una scelta che danneggia la nostra città, a cui hanno anche contribuito alcune prese di posizione autolesioniste di alcuni consiglieri del consiglio comunale del Movimento”.
Quanto al vicesindaco Montanari, dice a la Repubblica: “Le mie parole sono state travisate e usate per motivare da parte degli organizzatori scelte già assunte - dice il vicesindaco - capisco lo sconcerto della sindaca. Non mi dimetto, ma se mi chiede di fare un passo indietro sono pronto a farlo”. La intanto insorge sulla perdita del Salone dell’auto, la cui sesta edizione “si svolgerà in Lombardia dal 17 al 21 giugno 2020” annuncia già Andrea Levy, presidente del comitato organizzatore. Il clima che oggi troverà Di Maio al suo arrivo in città sarà rovente.