Il termine Alto Adige, che il consiglio provinciale di Bolzano ha deciso di ‘cancellare per legge’, è stato coniato nel 1810, quando questo territorio fu occupato dalle truppe napoleoniche e assegnato al Regno d’Italia napoleonico. Alcuni partiti sudtirolesi ritengono sia un nome ‘fascista’. Ma la sua storia è un po’ più complessa.
Dopo l’occupazione di questi territori, i francesi crearono qui il “Dipartimento dell’Alto Adige”, dando alla zona il nome del fiume più importante che la attraversa, come spesso fanno i francesi con i loro dipartimenti. In questo caso, il tratto superiore del fiume Adige. Eppure, secondo quanto ha spiegato all’Agi Andrea Di Michele, docente e ricercatore di Storia contemporanea all’Università di Bolzano, il dipartimento originario copriva una zona un po’ diversa da quella attuale, ma soprattutto è stato usato solo per pochi decenni.
“Di fatto il nome Alto Adige viene abbandonato e riscoperto nel Novecento, con la nascita del nazionalismo italiano, che aspira alla conquista dei territori di Trento e del Trentino”, spiega Di Michele. “In questi anni un nazionalista italiano, Ettore Tolomei, fonda una rivista, l’Archivio dell’Alto Adige, per sostenere la fondatezza storica di questo nome e della necessità che l’Italia annetta questi territori”.
Italianizzare la provincia di Bolzano diventa “un po’ la sua ossessione”, spiega Di Michele. Tolomei scrive un Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige, dà forma alla toponomastica italiana dell’area, poi, “quando l’Italia acquisisce questo territorio (1919, ndr), le autorità italiane riprendono il suo lavoro, i nomi da lui coniati vengono usati per i luoghi e le aree della zona”. Ad introdurli ufficialmente “sostituendo o cancellando i vecchi nomi tedeschi”, è stato il regime fascista, e questo darebbe ragione alle rivendicazioni dei partiti sudtirolesi.
Eppure, spiega Di Michele, “è una questione molto più identitaria che sostanziale, che nasce da prospettive nazionalistiche che tutt’oggi si continuano a rivendicare. Nel 2001 con la riforma costituzionale si era aggiunto al Trentino Alto-Adige il nome Sudtirol, e mi sembrava un grande passo aventi, una riforma molto lungimirante. Queste polemiche però credo che ci facciano fare un grande passo indietro, rischiano solo di irrigidire le rispettive posizioni giocando sui simboli identitari, che è sempre un rischio molto grande, in grado di far riemergere tensioni che sotto traccia continuano a esistere”, conclude.