Giarrusso, Di Nicola, Lannutti e tanti altri. Ieri alla riunione di gruppo dei senatori del Movimento 5 stelle, riferiscono fonti parlamentari, sono stati in molti a sottolineare la necessitaà di aprire ad un confronto con il Pd per un governo di fine legislatura. Il dialogo è in corso, i contatti avviati ma si attenderà l'evolversi della situazione e soprattutto la decisione del presidente della Repubblica, Mattarella, quando scenderà in campo per affrontare il dossier della crisi.
"Dobbiamo salvare la Repubblica ed evitare l'aumento dell'Iva. Non è il momento del voto", il 'refrain' di molti senatori che sono intervenuti per sostenere nell'assemblea la necessità di esplorare la strada di un esecutivo di fine legislatura. "Siamo stati seduti al tavolo con Siri. Perché non possiamo sederci al tavolo con Zingaretti?", si sono chiesti in molti. Ma c'è anche un'ala che continua ad insistere sulla necessità del voto, nonostante la 'pugnalata' di Salvini. "Non possiamo andare con il partito delle banche. Rischiamo di fare la fine di Ncd", la riflessione di un gruppo di pentastellati.
I vertici M5s per ora non fanno alcun passo ufficiale. Qualora dovesse aprirsi sul serio un dialogo dovrà essere con la segreteria del Pd, ovvero con Zingaretti, non certo con Renzi, viene ribadito. "Tocca però agli altri muoversi", il leitmotiv. E ieri intanto è arrivata la mossa di Salvini che ha rilanciato sul taglio dei parlamentari per poi - questa la condizione - andare direttamente alle urne.
Di Maio ha colto l'apertura e ha rilanciato sul taglio degli stipendi. Ma lo stesso capogruppo del Movimento 5 stelle Patuanelli ha rimarcato come sia contraddittorio puntare sulla riforma e poi allo stesso tempo presentare una mozione di sfiducia al premier Conte. Qualora il premier Conte dovesse essere sfiduciato sarebbe impossibile poi varare la riforma del taglio dei parlamentari, tutti i provvedimenti verrebbero bloccati.
I pontieri di M5s e Pd stavano discutendo sulla possibilità che il taglio del numero dei parlamentari divenisse un obiettivo di fine legislatura. L'apertura del Movimento era pronta. "Ed è per questo motivo - osserva un esponente del Movimento 5 stelle - che Salvini per uscire dall'angolo ha rilanciato. Ma - osserva un altro senatore - è una mossa della disperazione".
Il vicepremier della Lega però ha voluto togliere a Di Maio - questa la lettura di un 'big' del partito di via Bellerio - il pretesto della riforma per evitare il voto ed 'abbracciare' il partito democratico. L'altra mossa è stata quella di bloccare il ritiro dei ministri dal governo. Una mossa che non sarebbe servita in ogni caso a portare alle dimissioni Conte. E avrebbe dato la possibilità al presidente del Consiglio - osserva un altro dirigente 'ex lumbard' - di firmare decreti attuativi e di avere mano libera a palazzo Chigi in questi giorni di crisi.