Non c'è più il logo della presidenza del Consiglio ma quello del ministero di Fontana (con enorme perdita di soldi, considerata la necessità di cambiare volantini e stampe, lamentano gli organizzatori) ma sul Congresso delle famiglie che si terrà dal 29 al 31 marzo le tensioni nella maggioranza sono destinate ad acuirsi.
M5s ha preso le distanze ("No al ritorno al Medioevo"), ma arrivano appelli a sfilarsi anche da alcune categorie. Paolo Maria Noseda, l'interprete ufficiale degli ospiti stranieri della trasmissione di Fabio Fazio, su Facebook qualche giorno fa ha invitato i colleghi a disertare la kermesse, a "non prestarsi a tradurre le scempiaggini di questa gente" ed eventualmente "a comunicare i nomi di chi starà nelle cabine".
La polemica sulla kermesse di Verona è legata ai partecipanti (una quarantina i relatori), ai temi che verranno affrontati e alla presenza di alcuni ministri come Fontana ("Ma non sono il promotore", specificava qualche giorno fa alla Camera), Bussetti e soprattutto Salvini.
"Non vogliamo togliere niente a nessuno. Ribadire il sostegno a una famiglia basata sulla mamma, il papà e i bimbi mi sembra totalmente normale", ha spiegato il ministro dell'Interno che ha poi lanciato l'allarme demografico: "Se si continua così nel 2050 l'Italia non ci sarà piu', sarà un enorme casa di riposo".
Un problema che la Lega imputa anche al continuo ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza. Da quando è stata istituita la legge sull'aborto "manca all'appello una popolazione di 6 milioni di bambini che avrebbero impedito il sorgere dell'attuale crisi demografica", si legge in una proposta di legge presentata alla Camera in cui si critica la legge 194 pur senza chiedere di abolirla e si punta a "coniugare l'elevato numero di concepiti 'indesiderati' e il desiderio reale di coppie disponibili" all'adozione.
L'obiettivo della proposta, presentata da una cinquantina di deputati con la prima firma del veneto Stefani, è quella di fornire alternative alla donna affinché non scelga la strada dell'aborto. Riconoscendo "soggettività giuridica al concepito" e mettendo in relazione già al momento della gravidanza la famiglia del concepito con quella che potrebbe adottarlo.
"Gli aborti legali, effettuati dal 1978 ad oggi, sono circa 6 milioni, senza contare le 'uccisioni nascoste' prodotte dalle pillole abortive e dall'eliminazione degli embrioni umani sacrificati nelle pratiche della procreazione medicalmente assistita", si denuncia nella premessa della Pdl. La donna che intende abortire può evitare "l'interruzione volontaria di gravidanza in considerazione dell'immediato inserimento del nascituro in una famiglia adottiva".
Le coppie disponibili all'adozione nazionale secondo la proposta della legge dovranno presentare apposita domanda al tribunale per i minorenni (la domanda ha una validità di 5 anni e può essere rinnovata) specificando "l'eventuale disponibilità all'adozione anche qualora sussistano previsioni di anomalie o di malformazioni del concepito".
La donna fino al momento della nascita del concepito e nei sette giorni successivi, "può sempre e liberamente revocare il proprio consenso allo stato di adottabilità". Lo stato di adottabilità del concepito "viene disposto con rito abbreviato, con decreto del tribunale". Il tribunale per i minorenni "sceglie la coppia in un apposito elenco di coppie la cui residenza è posta a una distanza non inferiore a 500 chilometri dal luogo di nascita del concepito e dispone l'affidamento preadottivo" alla coppia.
La struttura socio-sanitaria alla quale si rivolge una donna che vuole abortire deve informare obbligatoriamente (anche per iscritto) dell'esistenza di misure alternative alla interruzione volontaria di gravidanza. Il tribunale per i minorenni che ha disposto l'affidamento preadottivo, decorsi due anni dall'affidamento, eventualmente prorogabili di altri due con ordinanza motivata, decide poi sull'adozione con sentenza adottata in camera di consiglio.
"Le misure proposte - si sottolinea nel testo - non costituiscono forme di riduzione della possibilità di accedere alle disposizioni della legge n. 194 del 1978" ma solo "forme alternative all'IVG". Permettono inoltre "un'efficace azione di prevenzione dell'aborto", garantiscono "una più ampia possibilità di accesso all'adozione" e "non comportano aumenti di spesa".
Nella proposta della Lega dunque non si chiede di modificare la 194 ma non mancano le critiche alla legge. "Si proponeva di legalizzare l'aborto in alcuni casi particolari (violenza carnale, incesto, gravi malformazioni del nascituro, eccetera) e di contrastare l'aborto clandestino, mentre, ad avviso dei proponenti, ha contribuito - si legge nel testo - ad aumentare il ricorso all'aborto quale strumento contraccettivo e non ha affatto debellato l'aborto clandestino".
"Infatti - si osserva - l'articolo 1 è stato in gran parte disatteso, come dimostra la scarsità delle iniziative pubbliche promosse per 'evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite' (terzo comma) e anche l'articolo 2 è risultato di limitata applicazione, in particolare laddove consente al volontariato di collaborare con i consultori, anche informando la donna sulle possibili alternative all'aborto (adozione in anonimato, aiuti economici, assistenza psicologica, ricerca di un lavoro, eccetera); tale attività viene spesso ostacolata, senza considerare che talvolta basta un piccolo aiuto economico o l'offerta di un lavoro per restituire a una donna in difficoltà la serenità necessaria per accogliere il suo bambino".
Inoltre la legge "voleva impedire il ricorso all'aborto dopo i primi novanta giorni dal concepimento, tranne nel caso di 'serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna' (articolo 4): questo limite è stato ampiamente superato, come dimostra l'analisi delle relazioni annuali sullo stato di attuazione della legge predisposte dal Ministero della salute, dalle quali risulta che, nel periodo 1990-2010, gli aborti oltre la dodicesima settimana sono cresciuti del 182 per cento e costituiscono il 27 per cento di tutti gli aborti".
I parlamentari della Lega a sostegno delle proprie convinzioni forniscono dati legati all'aborto. "Un dato preoccupante - sottolineano - è la crescita del numero di aborti tra le minorenni dal 1992 al 2010: quello delle ragazze fino a 18 anni è cresciuto del 45,2 per cento, quello delle ragazze fino a 15 anni è cresciuto addirittura del 112,2 per cento".