Alle primarie della Lega Nord di domenica lo sfidante di Matteo Salvini, Gianni Fava, concorrerà "per vincere e non per partecipare". Ovvio, si potrebbe pensare. Ma lui ci crede davvero. Quarantanove anni, mantovano, assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia, conosce bene l'enorme fossato che lo divide dal segretario della Lega, che ha portato il partito sopra il 10%. "Per ora sono solo sondaggi", ha dichiarato qualche giorno fa in un'intervista all'Agi: "Continuo a sperare che, nel segreto dell'urna, i miei voti saranno molti di più di quelli che hanno sottoscritto" per accedere alle primarie (1055 contro le 6925 di Salvini, in pratica il 13% contro l'87%).
La sua ricetta? Il secco no alla svolta lepinista di Salvini e un ritorno alla vecchia Lega, quella autentica e originaria fondata da Umberto Bossi, che pur non avendo fatto endorsement, lo ha aiutato a raccogliere firme, spiega il "Sole 24 ore. E bossiana è la sua linea politica: "L’idea federalista e indipendentista è più attuale oggi di vent’anni fa. Molti militanti hanno paura che la Lega smetta di essere la Lega, che perda le sue radici. Per questo ho deciso di candidarmi come segretario", ha dichiarato in un'intervista alla Stampa l'assessore che milita nel Carroccio dagli anni '90.
Ma quali sono le sue idee politiche? Eccole riassunte in una serie di dichiarazioni rilasciate alla stampa nelle ultime settimane:
La Lega che Fava sogna
"Io sogno un movimento post-ideologico, pluralista e nel quale chi vuole parlare di autonomia possa farlo: la mia candidatura serve a questo"
Un partito- sindacato del Nord
Fava difende l'idea originaria della Lega, nata come un movimento che non è né di destra né di sinistra e che difende gli interessi del Nord. Quanto al Front Nacional cui guarda Salvini: "Non vogliamo diventare uno strapuntino di estrema destra lepenista". E ancora: "Noi dobbiamo essere il sindacato del Nord, un movimento post-ideologico come lo immaginò e creò Umberto Bossi".
Obiettivo finale: l'indipendenza della Padania
Per lo sfidante di Salvini, il primo principio dello Statuto della Lega resta prioritario e inviolabile: il partito "ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana".
Autonomia piena delle Regioni
La si raggiunge "mediante un referendum che funge da propulsore da un aperte all'attuazione delle competenze regionali indicate dalla Costituzione, dall'altra all'ottenimento di nuove e maggiori competenze. A cominciare da quelle fiscali", scrive nel suo programma elettorale
Roma, capitale del... Nord Africa
"Io resto convinto che Roma sia la più avanzata capitale del Nord Africa. Milano una delle capitali più avanzate dell’Europa"
I migranti non sono la priorità
"Dobbiamo parlare di economia, di partite Iva, della difficoltà del ceto medio, mentre ci stiamo occupando solo di immigrazione, che rappresenta certamente un problema ma non può far passare in secondo piano le nostre battaglie".
L'Italia si faccia davvero nazione
"Non è vero che la causa di tutto è l'Europa, il vero problema è l'Italia, uno Stato inadeguato e inefficiente che non è mai diventato una nazione, a cui Lombardia e Veneto regalano ogni anno 70 miliardi di residuo fiscale. Anche i 10mila forestali della Calabria, non li ha assunti mica Bruxelles".
Non rimpiangiamo la 'liretta'
"La maggior parte degli imprenditori non è affatto convinta dell’uscita dall’euro", ha dichiarato più volte Fava, e "non ho alcun rimpianto dell’italica liretta".
Tra Trump e Putin, dalla torre giù il secondo
"Non vado matto per nessuno dei due. Ma di certo scelgo gli Usa, che restano un avamposto liberale".
Berlusconi, alleanza sì ma a una condizione
"Io non sono filo-Berlusconi. Salvini dimostri di non esserlo nemmeno lui", ha replicato Fava qualche giorno fa all'accusa del segretario della Lega. Quanto a una possibile alleanza con il Cavaliere, ha spiegato: "Io mi alleo con chi mi riconosce la mia libertà: sono nella Lega Nord perché voglio l'autonomia del mio territorio, se Berlusconi intende riconoscerci questa libertà possiamo allearci".
Cannabis? Il proibizionismo ha fallito
Nel 2014 in un post su Twitter si disse a favore della legalizzazione delle droghe leggere: "Credo valga la pena cominciare a parlarne seriamente. Il proibizionismo ha fallito". Maroni ritwittò. Scoppiò la polemica per il cambio di linea. Dopo qualche ora Maroni scrisse: "Un mio collaboratore ha per errore ritwittato Fava su antiproibizionismo. Giusto discutere di tutto, ma non condivido questa apertura".
Da Pomponesco alle primarie, il cursus di Fava
Nato a Viadana, in provincia di Mantova, l'8 maggio 1968, Giovanni (detto Gianni) Fava diventa sindaco leghista per la Lega Nord della vicina città di Pomponesco nel 1993, con il 48% dei voti. Nel maggio del 1997 viene eletto nel Consiglio provinciale di Mantova e a novembre si conferma sindaco di Pomponesco col 51% dei voti.
Nel 2001 è il candidato della Casa delle Libertà per la Camera dei Deputati nel collegio uninominale del Basso Mantovano, ma raccogliendo il 38,9% dei voti viene sconfitto dal deputato uscente dell'Ulivo Franco Raffaldini, rieletto col 54%. Rimane anche fuori dal Parlamento per il mancato superamento della soglia di sbarramento del 4% da parte del suo partito.
Nel 2006 fa il suo ingresso a Montecitorio. Viene rieletto, poi, anche nel 2008 e nel 2013. Come presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, presenta nel 2012 un emendamento al disegno di legge contro la pirateria on-line che suscita ampie polemiche fuori e dentro il Parlamento e viene poi bocciato in un voto parlamentare. Secondo i giuristi quello di Fava è un altro tentativo di imbavagliare Internet. Soprattutto perché la nuova norma consentirebbe di aggirare l'autorità giudiziaria o amministrativa, e chiedere direttamente al fornitore di servizi Internet la rimozione di contenuti ritenuti lesivi del diritto d'autore, diffamatori, o comunque illeciti.
Nel 2011 diventa il commissario della sezione toscana del partito, dopo le dimissioni del parlamentare europeo Claudio Morganti
Nel 2013, in seguito all'elezione di Roberto Maroni alla presidenza della regione Lombardia, è nominato assessore regionale all'agricoltura.
Il 4 giugno 2013, con una lettera inviata al Presidente della Camera un mese prima, si dimette da deputato dopo avere optato per la carica di assessore. Gli subentra il deputato Andrea Angelo Gibelli.