La tre giorni torinese al Lingotto, voluta da Matteo Renzi per raccogliere idee e suggerimenti in vista della corsa alla segreteria per le primarie del 30 aprile prossimo, si è conclusa. I temi sono stati pochi ma scanditi chiaramente dall'ex premier.
Ecco come i messaggi dell'ex premier sono stati letti dai quotidiani italiani:
Non c’è più un uomo solo al comando - La Stampa
Nell'editoriale di Federico Geremicca, di La Stampa, sottolinea come Matteo Renzi abbia tracciato durante il suo intervento il profilo del partito che intende far rinascere. La leadership personale sarà sostituita da " una direzione più collegiale". "L’uomo che sogna a occhi aperti" (definizione di un applauditissimo Marco Minniti) esce dalla tre giorni del Lingotto più forte di come ci era entrato: e già questo è un risultato non scontato, se si ripensa a certi fuorionda e a certe tensioni serpeggiate nelle settimane scorse nello stesso campo renziano. Nessuno dei problemi che il Pd si ritrova di fronte, naturalmente, può esser considerato risolto: ma gli interventi con i quali l’ex segretario ha aperto e chiuso l’happening torinese per il lancio della sua ricandidatura, possono rappresentare - se non traditi dai fatti - un incoraggiante punto di partenza.
L'incognita delle alleanze - La Repubblica
Per il quotidiano La Repubblica il Lingotto conferma che si andrà alle elezioni solo dopo i provvedimenti economici del governo. Ma resta per i dem il nodo delle partnership, da Alfano a Pisapia ma l'ex premier non ne parla. "Nessuno, tanto meno il segretario, ha spiegato se il nuovo Pd avrà una politica delle alleanze e in quale direzione. Quanto a Renzi, l'unico da cui ci si attendeva un'indicazione netta, ha preferito volare al di sopra delle questioni pratiche. Ma il suo tentativo tattico - che pure c'è stato - di allargare l'orizzonte del partito verso sinistra e di dargli un respiro nuovo, meno ripiegato sull'egocentrismo del leader, non può sottrarsi al tema delle alleanze".
Sul palco la 'detoscanizzazione'. E gli ex ds tornano protagonisti - Il Corriere della Sera
Il Corriere della Sera, nella sua analisi affidata a Marco Imarisio, sottolinea come il cambiamento del 'renzismo' e soprattutto nella sua percezione da parte degli adepti. "Se le ovazioni in piedi e gli applausi più convinti del Lingotto 2017 se li sono presi personaggi discendenti dalla parte di storia politica nostrana che una certa vulgata considera penalizzata dalla fusione nel Pd, e poi finita in soffitta durante l’epoca renziana. Il líder máximo di Pontassieve decreta dal palco che la sinistra non è chi canta bandiera rossa o fa il pugno chiuso, ma la sua platea di fedelissimi mostra un certa predilezione per i reduci di Pci-Pds-Ds".
Il patto tra generazioni Pd: figli e nonni liquidano i padri - Il Giornale
Nella sua analisi, Il Giornale sostiene che al Lingotto renziano si sia manifestata "una nuova alleanza: quella dei figli e dei nonni contro i padri Padri scappati di casa (gli scissionisti) perché non reggevano la competizione con i figli, l'essere soppiantati, il dover andare in pensione per lasciar spazio a quelli venuti dopo. Nel gruppo dirigente del Pd c'è insomma una lost generazion, che non ha nulla di hemingwaiano e non ha fatto alcuna guerra ma ha le facce di D'Alema e dei Bersani e non si è ancor riavuta del crollo del Muro e dal fallimento (tardivo, peraltro) del Pci.
Attacco agli avversari interni ed esterni
Nel suo intervento conclusivo, durato meno di un’ora, l’ex premier sferra il suo attacco agli avversari interni ed esterni. Come riporta il Fatto Quotidiano, per Renzi gli scissionisti del Pd sono “Macchiette che cantano bandiera rossa col pugno chiuso”. Massimo D’Alema? “Parla di Ulivo ma è più esperto di xylella”. Luigi De Magistris? “Si è schierato con chi sfascia la sua città”. I deputati del Movimento 5 Stelle? “Rinuncino all’immunità e vengano in tribunale”.
Il Pd tra passato e futuro
“Nelle scorse settimane – ha ricordato Renzi – oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd perché c’è stato un momento di debolezza innanzitutto mia. Ma non si sono accorti che c’è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd, indipendentemente dalla leadership: si mettano il cuore in pace, c’era prima e ci sarà dopo di noi e ora cammina con noi”.
Il messaggio non è per 'i compagni di squadra' Andrea Orlando e Michele Emiliano, suoi sfidanti alla segreteria, ma per chi ha lasciato il Pd per fondare un nuovo gruppo parlamentare, Democratici e Progressisti. “Essere di sinistra – ha detto Renzi – non è rincorrere totem del passato: lo diciamo a chi immagina che essere di sinistra è salire su un palco alza il pugno chiuso e canta bandiera rossa. Sono esponenti di una cosa che non c’è più a difendere i deboli. È un’immagine da macchietta non di politica”. come riportato da Il Messaggero, per Renzi è iniziato il momento di tracciare la strada da seguire:"La partita inizia ora - ha detto l'ex premier-: dobbiamo scrivere il progetto per il Paese".
Giustizia da non confondere con giustizialismo
Tra i temi più caldi affrontati da Matteo Renzi c'è quello della giustizia. Ma non accennando alla vicenda Consip, bensì mostrandosi solidale con la sindaca di Roma, Virginia Raggi (indagata nella vicenda Marra-Romeo), perché, ricostruisce Repubblica, "noi siamo dalla parte della giustizia che qualcuno, anche nel nostro campo, ha confuso col giustizialismo". C'è chi ride, c'è chi applaude, c'è chi rimane interdetto - racconta sulle sue pagine Il Giornale. Renzi ci scherza su: "Ci siete rimasti male? Chissà per chi pensavate che fosse l'abbraccio". E davanti alla platea rimasta a bocca aperta l'ex premier ha spiegato: "Non è che possiamo essere garantisti solo quando le cose riguardano noi".
Intanto, però, c'è da affrontare la prova della mozione M5S contro il ministro dello sport Luca Lotti. Una mozione che non spaventa i dem, tra i quali circola ottimismo: non ci sono i numeri, spiega una fonte di primo piano: "la mozione non passerà". E Renzi, sul palco, ha ricordato "le parole infami" pronunciate dai parlamentari del M5S nei giorni più caldi dell'inchiesta Consip: "Rinunciate all'immunità - è la sfida dell'ex presidente del Consiglio - "e rispondete delle querele in Tribunale. Vi aspettiamo con affetto, vedremo chi ha ragione e chi torto".
Lavoro, burocrazia ed evasione fiscale
Nel padiglione 1 dell'ex stabilimento Fiat, l'ex premier parla di lavoro e parte proprio della Fiat, quella degli operai di Melfi e Mirafiori. "Bisogna crearlo il lavoro non farci i convegni", riporta Repubblica. Renzi punta il dito anche contro la burocrazia e l'evasione fiscale. Il lavoro, quello che “la sinistra della bandiera rossa non difende più” è invece il primo punto di quello che sembra essere il programma di Renzi per riprendere la guida del Pd.
Millennial da conquistare
Dopo un ringraziamento al popolo del Pd, Renzi esalta "la generazione Lingotto": i quarantenni del partito, ma anche i millennial che vuole conquistare. "La prima alleanza che dobbiamo fare — ha detto — è con i milioni di cittadini che credono in noi". Già, "non è possibile replicare i modelli del passato". Quindi Pisapia e compagni dovranno attendere: del resto, "senza il Pd non si va da nessuna parte" e nessuno può pensare di condizionare il Partito democratico, perché, come dice Orfini, "la sinistra siamo noi". Ma quale sinistra? Renzi la spiega così: "Siamo noi, siamo una forza tranquilla". Lo slogan - riporta il Corriere della Sera - coniato da Mitterrand, l’uomo che rese vincente il partito socialista in Francia, mandando in soffitta i comunisti d’Oltralpe.