Roma - L’angioplastica - a cui è stato sottoposto il premier Paolo Gentiloni - è una procedura che serve a dilatare le arterie che portano il sangue al cuore in seguito a un infarto o comunque un'occlusione - in gergo stenosi - di un vaso sanguigno a causa delle placche aterosclerotiche.
Come si fa l'angioplastica
Come spiega il sito PostInfarto.it, prima dell'angioplastica vera e propria si esegue una coronografia per individuare il punto preciso in cui intervenire. Si inserisce dentro l'arteria un tubicino dentro il quale passa prima il catetere per la coronografia, e in seguito quello cosiddetto “a palloncino” per l’esecuzione dell’angioplastica vera e propria.
Un palloncino per 'gonfiare' il vaso sanguigno
Il palloncino viene portato fino al punto di occlusione e poi gonfiato in modo da ripristinare il normale diametro del vaso e permettere un incremento del flusso sanguigno. Nella maggior parte dei casi l'intervento termina con l'applicazione di una reticella metallica, ricoperta o meno da farmaco, detta stent.
Quanto dura?
La procedura di angioplastica si esegue in anestesia locale: il paziente è quindi sveglio e cosciente. L'intervento dura mediamente intorno ai 45 minuti - 1 ora, a seconda della complessità della lesione da trattare.
Dove si può effettuare l'angioplastica?
Qualsiasi vaso stenotico può essere sottoposto ad angioplastica: le sedi di applicazione più comuni sono le arterie coronarie, le arterie degli arti inferiori, le arterie renali e le carotidi.
Quali sono i tempi di guarigione?
Sono decisamente brevi, la degenza oscilla tra le 24 e 48 ore. Le percentuali di successo dell’angioplastica sono molto elevate, intorno al 90%, e dopo l’avvento degli stent si è anche ridotto il rischio che l'occlusione (restenosi) si ripresenti. In questo caso, indipendentemente dall’uso di uno stent, è comunque possibile effettuare una nuova angioplastica.