Roma - "Renzi non ci caccia? Bontà sua, non so come farebbe...". E' ironico Pier Luigi Bersani commenando ai microfoni di Agorà le dichiarazioni del premier alla fine della Leopolda e i cori che dicevano "fuori fuori". "Abbiamo un problema: senza dirgli 'fuori fuori' - dice Bersani - c'è un sacco di nostra gente che se ne va". "Io non sono un problema - precisa l'ex premier - invece, mettiamo l'orecchio a terra e rendiamoci conto che un problema c'è e non si risolve con queste arroganze".
"Lo so bene che c'è un fuori-dentro - conclude Bersani - però io sento anche che c'è un'attesa per qualcosa che possa cambiare". "A me crea sconcerto di più che chi ha responsabilità di dirigere questo partito non prenda atto del problema". La domanda che aleggia da giorni è la seguente: che succederà all'indomani del voto sul referendun costituzionale? Il partito come si tiene unito? "Io voglio credere - è l'opinione di Pier Luigi Bersani - che anche quello che sto facendo io, che stanno facendo alcuni di noi, è per tenere agganciata al Pd una parte non irrilevante di un mondo del Pd e del Centrosinistra che non è convinto. C'è una linea politica - aggiunge Bersani - c'è l'esigenza di essere un partito che assomiglia a un partito di centrosinistra".
L'ex segretario: “il Pd non può camminare sulle gambe dell’arroganza e della sudditanza”
Oggi, intervistato da 'La Stampa', il presidente del Consiglio Matteo Renzi torna ad attaccare la minoranza dem: "E' alla ricerca di argomenti per litigare, non rendendosi conto che il rischio è di trasformarsi, agli occhi della nostra gente, come Bertinotti e D'Alema nel '98. Per tenerli dentro - continua - abbiamo fatto tutto il possibile: abbiamo cambiato la riforma costituzionale, abbiamo accettato di cambiare la legge elettorale, ora per non votare lo stesso, la buttano sull'arroganza di Renzi... Che dobbiamo fare, fustigare uno che alla Leopolda ha urlato 'fuori'?", afferma il premier. E parla di "ferita profonda al centrosinistra", da parte della minoranza del Pd, paragonandoli a Bertinotti e D'Alema. "E' paradossale, - aggiunge - nel momento in cui nel mondo siamo un punto di riferimento della sinistra e lo è ancora di più, dopo l'accordo sulla legge elettorale. I leader del fronte del no usano l'appuntamento del 4 dicembre per tentare la spallata al governo". E' gente che, "non sopporta l'idea che qualcuno riesca dove loro hanno fallito". (AGI)