Roma - "The young Pop". Così, con questo titolo, Rolling Stone mette in prima pagina un'intervista a Matteo Renzi. "Io mi considero molto semplice, l'anti rockstar per eccellenza", premette il presidente del Consiglio. "Tutti quei politici che vivono nel culto di se stessi sono gli stessi che non riescono ad accettare di andare ai giardinetti. E quindi sono sempre lì, non se ne vanno, "a volte ritornano", non accettano mentalmente l'idea dei giardinetti. Lo vediamo anche in questa campagna referendaria. Io credo invece che la politica sia un servizio a tempo, fare la rockstar no. Mi ritengo quanto di più lontano dalla rockstar. Sono un ragazzo semplice, di periferia, un boy scout".
Che cosa fa per stare al passo coi tempi? Lo ascolta il rap? "Non so - risponde Renzi - se sono al passo coi tempi. Cerco di essere aggiornato. Per conoscere qualche novità, anche in senso più generale, gli strumenti sono tanti, ma la cosa migliore è fare una chiacchierata con i miei figli, più che ascoltare rap". Non ascoltano rap i suoi figli? "Talvolta sì, certo. Io su Spotify ho un po' di tutto". "Andiamo a comandare" di Rovazzi? "Andiamo a comandare ce l'ho, ma ho anche roba di gente che mi detesta, tipo Vorrei ma non posto (di J Ax e Fedez, ndr). Ho veramente di tutto: da Signore delle cime all'ultimo di Elio e le storie Tese, di cui sono fan da tempi non sospetti".
Chi è il Bob Dylan della politica in Italia? "Difficile dirlo, ma forse di tutti i politici, attuali e del passato, quello che più si avvicina a Dylan è Walter Veltroni, per il suo amore per l'America, per la passione profonda per le arti, per il cinema, la scrittura, la poesia". (AGI)