di Barbara Tedaldi @BITED
Roma - Solo l'esercito lo può far uscire dal Pd. Pier Luigi Bersani usa una delle metafore che l'hanno reso famoso per spiegare che no, lui alla scissione del Pd non ci ha mai pensato. "Inviterei tutti i commentatori a levarsi dalla testa il tema scissione. Per quel che mi riguarda ho detto che portarmi fuori da casa mia, dal mio partito, ci può riuscire solo la Pinotti se schiera l'esercito" dice di prima mattina. Dopo aver annunciato battaglia su Italicum e referendum, dopo aver ascoltato in silenzio la riunione della direzione e le parole del segretario Matteo Renzi ("per noi han parlato Gianni Cuperlo e Roberto Speranza"), l'ex segretario del partito passa l'intera giornata a Montecitorio, tra una votazione e l'altra. E spiega ai giornalisti tutti i motivi delle sue critiche alla linea del segretario e presidente del Consiglio. Dietro di lui passa Gianni Cuperlo, che mostra un interesse concreto per la trattativa sull'Italicum. "Io voglio provarci fino in fondo, per davvero" spiega ai giornalisti l'esponente della minoranza Pd, che in serata discuterà con l'altro leader della sinistra del partito, Roberto Speranza, su chi sarà il loro rappresentante nel comitato per la modifica dell'Italicum. Un comitato annunciato da Matteo Renzi nella riunione della direzione di ieri come gesto di dialogo.
La minoranza, infatti, ritiene che se passasse la riforma costituzionale, unita all'Italicum, si avrebbe un sistema istituzionale troppo accentrato nelle mani del governo e del partito risultato primo alle elezioni anche solo per pochi voti. Cuperlo spera ancora che si raggiunga un accordo. Il capogruppo Pd Ettore Rosato, della maggioranza, si mostra fiducioso. Più tiepido Bersani: "andiamo al comitato per rispetto a Guerini, il vicesegretario Pd, ma sappiamo che un comitato non si nega a nessuno". Il sospetto di molti, tra le vecchie volpi del Transatlantico, è che nessuna delle due parti abbia interesse a raggiungere una intesa. E Bersani spiega anche il perché: "dalla mezzanotte del 4 dicembre, giorno del referendum, tutti penseranno alle elezioni. Se farle nel 2018 o nel 2017. Renzi pensa che, se vince il sì, il Pd vince anche le elezioni, ma non è così automatico". "C'è una destra forte nel Paese - dice l'ex segretario Pd - anche se adesso non è organizzata, ci mette sei mesi a tornare forte". Insomma, i sospetti reciproci, nel Pd, restano tutti. Ma qualcuno che spera ancora nell'accordo lavora dietro le quinte. (AGI) .