Roma - Rinvio a nuovo ruolo dell'esame delle questioni di legittimita' sollevate sull'Italicum. E' quanto ha deciso il presidente della Consulta, Paolo Grossi, "sentito il collegio". Per l'udienza sulle questioni sollevate dai tribunali di Messina e Torino sulle legge elettorale, inizialmente fissata al 4 ottobre prossimo, dovra' quindi essere fissata una nuova data.
"Noi non commentiamo le decisioni della Corte, ne prendiamo atto con rispetto anche quando possiamo non essere del tutto convinti". Cosi' Alfiero Grandi, vicepresidente del Comitato per il No alla notizia del rinvio della decisione della Consulta. "Ci sono due conseguenze precise - commenta Grandi - la prima e' che il referendum costituzionale inevitabilmente si carichera' anche del giudizio sulla legge elettorale e quindi ogni alibi su un possibile scambio tra modifiche all'Italicum e si' alle modifiche costituzionali e' finito. Questa sentenza riduce a zero questa possibilita' perche' il governo non fara' nulla per modificare l'Italicum prima del referendum. In questo senso, il No e' l'unica scelta ancora in campo per contrastare la linea delle modifiche istituzionali. La seconda - aggiunge Grandi - e' che il Comitato per i due referendum abrogativi sull'Italicum ha scelto di non consegnare le firme raccolte, 420.000 circa, proprio per non pregiudicare la possibilita' di ripartire in ogni momento con la raccolta delle firme. Oggi la situazione e' cambiata, noi siamo piu' forti e grazie al referendum il clima e' piu' favorevole e l'attenzione e' molto maggiore anche sulla legge elettorale. Quindi in qualunque momento dopo il voto sulle modifiche della Costituzione noi possiamo fare ripartire la raccolta di firme per i 2 referendum sull'Italicum e abbiamo gia' deciso di farlo se la Corte non dovesse demolire l'Italicum come ha fatto con il porcellum perche' un conto e' il giudizio di costituzionalita', altro e' il giudizio politico negativo che non appartiene alla Corte ma a tutti i cittadini italiani. Decisione - conclude Grandi - assunta nella riunione congiunta dei direttivi del Comitato del No e di quello anti-italicum del 12 settembre scorso e ribadita domenica scorsa nel corso dell'assemblea nazionale".
L'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, spera "in un'iniziativa del Governo per evitare che i senatori nuovi vengano fatti a tavolino, che con il 25% uno pigli tutto e che i deputati vengano nominati non si sa da chi". Alla festa dell'unita' di Padova il leader della minoranza dem e' tornato sui fronti di referendum e Italicum, spiegando di non credere che "si possa imbastire una riforma costituzionale consegnandola a meccanismi democratici cosi' regressivi" e auspicando un intervento dell'esecutivo. Sulla consultazione referendaria, poi, Bersani ha ribadito: "Io non daro' indicazioni di voto". "La gente deve essere serena davanti a questa scelta. Bisogna togliere dal terreno il punto inquietante che e' quello democratico-elettorale. Naturalmente se poi Renzi dice che l'Italicum e' una legge ottima io mi taccio e mi fermo li", ha concluso.
Non ci dovrebbe essere alcuna mozione del Pd sull'Italicum. Le altre forze sia della maggioranza che dell'opposizione si preparano allo scontro nell'Aula della Camera sulla legge elettorale, ma dal partito del Nazareno verra' semplicemente ribadita la disponibilita' ad aprire a delle modifiche, secondo la posizione piu' volte espressa dal premier nelle ultime settimane. La decisione della minoranza dem di non apporre il marchio dei 'ribelli' sulla mozione di Sel in qualche modo depotenzia per ora la battaglia interna al partito. I bersaniani si incontreranno mercoledi' mattina poco prima del voto sulla mozione di Sel ma l'orientamento e' quello di confermare la richiesta di cambiare il sistema di voto non attraverso un semplice documento che, viene spiegato, "non avrebbe alcun effetto sul risultato". L'obiettivo e' portare il presidente del Consiglio e il Pd a prendere un'iniziativa concreta, anche se la mossa della Consulta di far slittare l'udienza allunga i tempi. Il presidente del Consiglio ha ribadito di aspettare proposte dal parlamento ma il convincimento della minoranza e' che l'atteggiamento del premier sia frutto solo di una tattica per svelenire il clima prima del referendum. Ecco perche' sulla consultazione sul ddl Boschi e' difficile che ci possa essere una tregua nel Pd. "Il voto sulla riforma non puo' dipendere unicamente dalla legge elettorale, che e' una legge ordinaria e puo' essere modificata dal Parlamento", ha fatto notare il ministro Boschi, "mi sembra - ha argomentato - che al momento ne' FI ne' M5S sono intenzionati a cambiare la legge elettorale in questa fase". In ogni caso alcuni paletti da parte del Pd sull'Italicum restano, anche se c'e' un'apertura a venire incontro ai 'desiderata' dei centristi che nel frattempo continuano ad auspicare che il premier "si liberi dei nemici in causa". Ap presentera' una mozione e domani, al pari del Pd, riunira' i gruppi per avanzare le proprie richieste. Ma il governo e' concentrato sulla battaglia del referendum ("Il dibattito - scrive Renzi nella sua Enews - non e' sulla legge elettorale") e non e' escluso che anche il voto nell'Aula del Senato sul processo penale possa slittare con un'inversione dei tempi riguardo ai lavori parlamentari. Fonti parlamentari Pd riferiscono che il ministro della Giustizia Orlando vorrebbe procedere speditamente e apporre la fiducia contro i trecento e passa emendamenti. "La maggioranza - avverte Ala - rischia, noi insieme a M5s, FI, Sel e anche buona parte del Nuovo centrodestra si sfileranno". Sulla decisione di mettere la fiducia sarebbe il ministro delle Riforme, sottolineano fonti parlamentari dem, "a frenare ma una decisione in tal senso verra' presa nei prossimi giorni".