Roma - Ora l'obiettivo è quello di riaggregare l'area di centro, costituire un nuovo partito che dovrebbe partire a settembre, poi se Forza Italia si libera delle forze populiste sarà un nostro interlocutore. Ecco il ragionamento di Angelino Alfano ripetuto questa sera ai deputati durante la riunione di gruppo.
L'errore di Schifani è quello di essersi mosso in largo anticipo, di aver 'cancellato' di fatto l'appuntamento che potrebbe essere lo spartiacque della legislatura, ovvero il referendum, ma non c'è una chiusura - ha osservato il ministro dell'Interno secondo quanto viene riferito - alle altre forze moderate, a partire da FI, a patto che recidano ogni rapporto con le forxe populiste. Quindi neanche il 'modello Milano' va bene, la necessità è che si possa arrivare ad una convergenza tra forze responsabili che non abbiano rapporti con quei partiti che soffiano sull'antipolitica. Il ragionamento del responsabile del Viminale, spiega chi ha partecipato all'incontro, e' stato consolidato da altri interventi dei parlamentari del gruppo.
La necessita' di Ap, ha sottolineato Alfano, è quella di arrivare compatto alla consultazione referendaria per poi cambiare la legge elettorale. "Noi pensiamo che il premio di maggioranza debba andare alla coalizione invece che alla lista e che vada eliminato il ballottaggio", ha spiegato oggi Alfano che ha incontrato prima i senatori e poi i deputati proprio per fermare ogni emorragia interna. Alfano ha spiegato ai suoi che occorre non solo discutere del premio alla coalizione ma anche del ballottaggio e che è necessario abbassare il premio. Sulle divisioni interne si è detto sicuro che non abbandoneranno il partito i senatori malpancisti. In realta' i centristi restano in fibrillazione.
La data sul referendum dovrebbe essere quella del 6 novembre, uno spazio temporale troppo lungo - sottolineano anche nelle fila di Ala - per navigare a vista a palazzo Madama. Al Senato, e lo ammettono anche molti dem, si respira un clima di fine legislatura. Tutti in attesa del referendum. (AGI)