Roma - L'Italicum mostra profili di incostituzionalità. A metterlo nero su bianco è Sinistra Italiana che si è vista calendarizzare la discussione sulla mozione nel mese di settembre. Si riapre, così, la discussione attorno a una legge elettorale "mai testata", come ha avuto modo di ricordare il vice segretario Pd, Lorenzo Guerini. E lo si fa all'indomani di elezioni amministrative che hanno visto vincere i Cinque Stelle e Perdere il Pd.
Ce n'è abbastanza per unno scontro parlamentare che, in attesa dell'arrivo in Aula della mozione, esplode sui social network e per mezzo dei comunicati. I dubbi sollevati sono sul premio di maggioranza alla lista. Matteo Renzi ostenta sicurezza, "è solo una mozione dell'opposizione, ce ne sono tante...", mentre per la minoranza Dem un'apertura sull'Italicum renderebbe più semplice il percorso del referendum La richiesta di apportare modifiche all'Italicum è una sorta di cavallo di battaglia della sinsitra Pd, oltre che di Ncd e buona parte delle opposizioni. Anche il vice ministro dei Trasporti, Riccardo Nencini, si è espresso chiaramente in questa direzione, oggi durane la sua relazione alla direzione nazionale del partito, di cui è segretario: "L'Italia ha ormai un sistema tripolare. Al ballottaggio possono andare forze che rappresentano soltanto un quarto dell'elettorato e potrebbero addirittura governare l'Italia in splendida solitudine. Rappresentare un quarto degli elettori è troppo poco per guidare un Paese. Per questo occorre modificare la legge elettorale allargando il premio di maggioranza all'intera coalizione, con un premier che non sarà il leader del suo partito ma sarà leader e garante dell'intera coalizione".
"Pd e M5S giocano a nascondino", afferma Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, "ma la legge va cambiata". Della stessa idea anche il socialista Pronti a modificare l'Italicum si sono detti anche i deputati di Fratelli d'Italia, con Fabio Rampelli che ha assicurato di "voler accettare la sfida di Renzi". Ma il Movimento Cinque Stelle chiude le porte all'ipotesi di modifica perché la legge elettorale "non è una priorità". è il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, a 'gelarè tutti coloro che speravano nella possibilità di rimetter mano alla legge. "Hanno parlato per tre mesi di referendum, olimpiadi e direzioni di partito - spiega Di Maio - E così hanno perso le elezioni a Roma e Torino. Il giorno dopo la sconfitta, hanno iniziato a parlare di modifiche alla legge elettorale, ovvero di come spartirsi le poltrone alle prossime elezioni politiche. La Camera ci costa 100.000 euro all'ora e il PD vuole spendere questi soldi per cambiare l'Italicum. Facciano pure. Ma quando vorranno tornare sulla Terra, gli mostreremo quali sono le priorità per l'Italia". Più duro Alessandro Di Battista, che definisce "cialtroni" quelli del Partito Democratico: "Fino alle vittorie M5S a Roma e Torino l'Italicum era la legge migliore al mondo (per noi è uno schifo). Ora Renzi pronto a cambiarla. Cialtroni!".
Il collega di partito, Danilo Toninelli, definisce invece l'Italicum "cibo avvelenato per la democrazia", che "non può essere migliorato" ma "solo cancellato". Cauti i capigruppo del Pd: "io sarei molto prudente", spiega il presidente dei senatori Luigi Zanda, anche perché "sarebbe la prima volta che si modifica una legge elettorale che non è stata mai sperimentata. Miglioramenti ci possono sempre essere ma bisogna mettere sul piatto anche tutte le conseguenze". Il collega di Montecitorio, Ettore Rosato, frena gli entusiasmi: quella che sarà discussa a settembre "è soltanto una mozione... L'iniziativa di Sel è rispettabile ma non è uno strumento per cambiare la legge elettorale. Tra l'altro l'incostituzionalità, oggetto della mozione, è un problema che per noi non c'è. Con l'Italicum abbiamo costruito un impianto solido, che garantisce la governabilità e la rappresentanza e che risolve quei problemi che anche oggi possiamo rivedere in Spagna. Detto questo, non abbiamo mai negato il dialogo". Insomma, per Rosato "le priorità del Paese sono altre". E Sinistra Italiana li sfida, "ora vediamo chi fa sul serio" E mentre dentro Forza Italia fanno discutere le parole di Confalonieri che invita Berlusconi a collaborare con il Governo sulle riforme, arrivano anche le indiscrezioni di Repubblica che attribuiscono al ministro Angelino Alfano l'intenzione di aprire una crisi di governo dopo il referendum in assenza di una revisione dell'Italicum che preveda l'introduzione del premio di coalizione. (AGI)