Roma - "Come sto vivendo questa sconfitta? Come una grande ingiustizia. Non mi preoccupo per me, ma per la citta'. Cinquestelle ha vinto con una sequenza di no. Ma che progetto ha per Torino? Non lo vedo. E la citta' rischia di tornare indietro". Lo afferma in un'intervista al quotidiano 'la Repubblica' l'ex sindaco di Torino Piero Fassino. "Avevo capito sin dal primo turno - prosegue - che il ballottaggio sarebbe stato difficile. Perche' essendoci 27 elettori su 100, quasi tutti di centro-destra, che avevano per le mani un voto libero, per loro era un'occasione molto ghiotta per estromettere il centrosinistra che ha governato la citta' dal 1993. Ho fatto il possibile per evitarlo. Al primo turno abbiamo ottenuto la percentuale piu' alta di una grande citta'. Poi, certo, se il 95 per cento degli elettori di destra al ballottaggio vota per Cinquestelle, l'esito e' scontato". Pensa di essere stato travolto da un vento anti-renziano? "Da un vento anti-politica sicuramente - risponde -. E questo vento, in tutta Europa, penalizza chi sta al governo, locale o nazionale".
Dopo il risultato, con Renzi "ci siamo sentiti piu' volte. Abbiamo fatto una riflessione sul cambiamento del sistema da bipolare a tripolare che innesca dinamiche nuove. Perche' se nel ballottaggio il secondo e il terzo si coalizzano, anche senza dichiararlo, il primo soccombe". Quale consiglio darebbe oggi a Renzi? "Non gli consiglierei certo di ridurre la forte tensione all'innovazione che lo spinge - sostiene Fassino -, perche' l'Italia ha bisogno di un grande cambiamento. Pero' ci vuole anche una maggiore attenzione a quella sofferenza sociale che nella societa' c'e'.
Quando tu hai un pensionato che ha 400 euro al mese, un reddito con cui gia' non si puo' vivere, e deve mantenere pure un figlio disoccupato di quaranta o cinquant'anni, devi dargli una risposta. Altrimenti quello va da Grillo". Nel Pd c'e' chi chiede a Renzi di lasciare ad altri la segreteria. Lei e' d'accordo? "In Europa - dice Fassino - la guida del governo coincide quasi sempre con quella del partito. Poi, se uno guarda al modello piu' sperimentato, quello tedesco, vede che c'e' un leader - il cancelliere - e poi c'e' una figura forte, il numero due del partito a cui e' affidata la gestione. Mi sembra un modello ragionevole, e' quello dell'Spd. Detto questo, non e' il modello organizzativo che risolve i problemi". (AGI)