Roma - Dura presa di posizione di Matteo Renzi sul Brennero. Nel corso del question time alla Camera, il premier ha definito gli annunci di chiusure e controlli di Vienna "poco più di una provocazione, assimilabile a puro esercizio di propaganda". "Una operazione pericolosa perché si gioca con la paura, e il vincitore non è sempre quello che gioca per primo. Se dovesse concretizzarsi ci aspetteremmo reazioni" da parte delle istituzioni europee", ha detto Renzi, auspicando che l'Austria e tutti gli altri Paesi europei accettino il nostro 'migrant compact'".
Intanto la Commissione europea ha dato il suo via libera all'estensione per un ulteriore periodo di sei mesi alla reintroduzione dei controlli alle frontiere di 5 paesi dell'area Schengen. Si tratta di Austria (al confine con la Slovenia e con l'Ungheria), Germania (al confine con l'Austria), Danimarca (al confine con la Germania), Svezia (nei porti della Police Region South e al ponte Oresund) e Norvegia (nei porti collegati con Danimarca, Svezia e Germania). La decisione, "in linea con il codice delle frontiere Schengen", è motivata dal fatto che "nonostante i progressi fatti dalla Grecia" nella gestione dei flussi, "non tutte le carenze identificate sono state risolte alla scadenza dei tre mesi" fissati. La Commissione ha poi confermato l'obiettivo di ritornare "a un funzionamento normale dell'area Schengen" e di "eliminare tutti i controlli ai confini interni" entro la fine del 2016.
La Commissione europea inoltre ha dato il primo via libera alla rimozione parziale dell'obbligo di visti per i cittadini turchi che intendono entrare nel territorio di Schengen, come previsto dall'accordo con Ankara per il ritorno in Turchia dei cosiddetti migranti illegali.
Procede a rilento lo schema di ricollocamento approvato nei mesi scorsi dai Ventotto. Sono solo 1.441 i migranti giunti in Italia e Grecia e redistribuiti fra gli altri paesi Ue: meno dell'1% dei 160 mila complessivi. Secondo l'ultimo aggiornamento, sono stati ricollocati 565 migranti dall'Italia, sui 39.600 per ora previsti, e 876 dalla Grecia (su 66.400 della prima parte dello schema). Oggi, la Commissione ha anche deciso di proporre un ulteriore meccanismo automatico di ripartizione di profughi dai paesi di primo arrivo quando questi superano la loro capacità di accoglienza, chiamando i Ventotto a una maggiore solidarietà.
I paesi dell'Unione europea devono assumere la propria parte di responsabilità nell'accoglienza dei rifugiati: "non si puo' voltare le spalle al proprio vicino quando ha dei problemi", ha detto il vicepresidente Frans Timmermans, presentando la proposta per una riforma di Dublino, secondo il quale la responsabilità principale sulle richieste di asilo dei migranti spetta al paese di primo arrivo. Secondo la proposta approvata oggi, invece, quando gli arrivi in un paese superano una certa soglia, tutti quelli in più saranno automaticamente distribuiti fra tutti gli altri paesi europei, secondo il principio di un'equa e solidale partecipazione comune, e se un paese deciderà di non accogliere la sua quota, dovrà pagare una somma di 250mila euro per ogni migrante non ricevuto.
Quanto alla questione dei visti con Ankara, l'Europarlamento di Strasburgo ha avvertito che la Turchia deve soddisfare tutti i requisiti per l'abolizione dei regime prima che il Parlamento europeo voti la proposta di liberalizzazione. Alla Turchia mancano sette condizioni da rispettare perché possa essere riconosciuta ad Ankara la liberalizzazione dei visti, cinque delle quali possono essere soddisfatte entro giugno ma le altre due, relative all'aggiornamento dei passaporti biometrici e il pieno rispetto delle disposizioni di riammissione dei migranti nell'ambito dell'accordo Ue-Turchia, richiederanno più tempo. Ankara intanto ha espresso soddisfazione per il primo via libera e sente di aver risposto alle richieste di Bruxelles.
Dalla Gran Bratagna, dopo le polemiche delle settimane scorse, il premier conservatore David Cameron ha annunciato di essere nel mezzo delle trattative con le amministrazioni locali del Regno Unito affinché si facciano carico dei minorenni rifugiati siriani ospitati nei campi di Calais e di altre località del continente europeo. (AGI)