Roma - Da giorni ormai, riferisce chi gli ha parlato, era convinto che la soluzione fosse quella di fare un passo indietro. Ma la decisione finale e' arrivata solo questa mattina, dopo un vertice notturno con Berlusconi e una telefonata con Marchini. Bertolaso esce di scena per far posto all'ingegnere romano, si accomoda in panchina "per consentire alle forze che si riconoscono nei principi del liberalismo e del cattolicesimo di unire i loro sforzi e partecipare alla competenzione elettorale puntando a vincere e non solo a testimoniare". E' l'epilogo di un rapporto, quello con Forza Italia, mai nato. Anzi vissuto come una camicia di forza. Perche' l'ex capo della protezione civile ha sempre rivendicato di essere vicino alle posizioni di Marchini, lontano dai partiti. Per la serie "la politica non mi appartiene, non e' il mio ambiente".
Anche per questo motivo non ha sopportato le pressioni, i continui attacchi arrivati dagli esponenti azzurri. In molti sono delusi per la decisione di Berlusconi di non convergere sulla Meloni, ma Bertolaso si e' tirato fuori dalle beghe romane. Si dedichera' alla sua famiglia, del resto era proprio per problemi familiari che aveva deciso di non accettare in un primo momento la candidatura. Non sono attaccato alla poltrona e l'ho dimostrato con il mio gesto su Roma, ha spiegato ai suoi collaboratori. Oggi e' tornato nel suo comitato, ha ripreso la sua agenda come se niente fosse per incontrare altri cittadini e parlare dei problemi di Roma.
Non fara' campagna elettorale, ha spiegato ai suoi interlocutori, e non fara' il vice sindaco ne' il city manager. Osservera' ora le mosse di chi l'ha criticato per la sua intenzione di non indossare, questo il suo ragionamento, la casacca di FI. Ma il partito ha messo in fila le sue continue gaffes: da quella sulla Meloni e il suo stato di gravidanza a quella di ieri sulla possibilita' di mettere la sua esperienza, magari come assessore, a disposizione di Giachetti e Raggi. Dall'abbraccio sbandierato con Rutelli alle distanze prese con FI, "io ho solo la tessera della Roma, non mi serve quella di Forza Italia". Il partito azzurro non ha perdonato: con lui, questo era il grido d'allarme risuonato per settimane, FI scompare nella Capitale. E cosi' il Cavaliere, anche sulla base dei sondaggi, alla fine lo ha mollato, pur ringraziandolo per il suo sacrificio. (AGI)