Roma - "Ho studiato diritto costituzionale...peraltro presi anche un voto alto. E c'era scritto, nell'articolo 27, che la detenzione deve avere anche una funzione rieducativa ma purtroppo sappiamo che non e' cosi'". E' il messaggio lanciato da Checco Zalone in occasione della seconda e ultima giornata degli Stati generali dell'esecuzione penale. "Sono stato contattato dal ministro Orlando per partecipare a queste evento", ha spiegato il comico in un video. "Questo ministro mi e' stato simpatico perche sta tentando di parlare di detenezione" ma e' un argomento che "non fa audience". "Noi tendiamo ad allontanare le persone che hanno subito una condanna" e invece "non dovrebbe essere cosi'", ha proseguito Zalone, augurandosi che un giorno "si votino i politici perche' sono stati in carcere e quindi rieducati" mentre oggi accade il contrario, "uno prima viene eletto, li' e' diseducato e poi va in carcere".
DETENUTO REBIBBIA, STOP ERGASTOLO E' COME TORTURA
E' stato un detenuto di Rebibbia ad aprire l'ultimo appuntamento degli Stati generali dell'esecuzione penale: Marco Costantini, che sta scontando da 12 anni la sua pena, dal palco del teatro di Rebibbia ha ringraziato il Guardasigilli Andrea Orlando e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il "segnale forte" che la loro presenza - il Capo dello Stato ha assistito ieri alla prima sessione dei lavori - ha significato. "Lo Stato non si e' dimenticato di noi", ha aggiunto il detenuto, che ha anche rivolto un appello al premier Matteo Renzi affinche' "si investa nel lavoro in carcere". Costantini, poi, ha affrontato il tema dell'ergastolo: "Un Paese come il nostro non puo' piu' permettersi di togliere per sempre la liberta' a un uomo. Vivere ogni giorno senza aspettare domani e' una tortura". Altra "grave condanna", ha sottolineato ancora, e' la condizione delle detenute madri in cella con i loro bambini.
LORENZIN, RISCHIO SUICIDIO PER 53% NUOVI CARCERATI
Il rischio di suicidio in carcere riguarda oltre la meta - 53% - di chi entra in un penitenziario per scontare la pena o una misura cautelare. Lo ha evidenziato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, oggi a Rebibbia per l'evento conclusivo degli stati generali dell'esecuzione penale. Il ministro, citando uno studio condotto dal centro controllo malattie nel 2015, ha detto che "il rischio suicidio riguarda il 53% dei nuovi giunti, ed e' piu' alto per le donne". Lorenzin, dunque, ha parlato di "misure ad hoc" per prevenire il fenomeno, che si manifesta in particolare "tra i mesi di maggio e di ottobre". Lo studio sulla sanita' carceraria riguarda oltre 15.700 detenuti: il 94% sono uomini, il 46% stranieri. La maggior parte delle patologie (40%) sono di natura psichica, seguita dalle dipendenze (22,8%), patologie gastrointestinali (14%) e malattie infettive o parassitarie (11,5%). Gli stranieri, ha rilevato il ministro, presentano spesso "patologie precedenti alla detenzione". Di recente, ha sottolineato Lorenzin, "sono stati stanziati 450 mila euro per uno screening" sulla salute della popolazione carceraria. Tra i progetti per il futuro, il ministro ha messo in evidenza la "telemedicina: con questa molte questioni sulla sanita' carceraria - ha detto - possono essere risolte, garantendo la massima assistenza anche in situazioni di urgenza".
POLETTI, INVESTIRE SU LAVORO PER DETENUTI
"Cercare di promuovere occasioni di lavoro per i detenuti e' un investimento dagli effetti positivi fuori discussione, soprattutto rispetto alla recidiva", ha evidenziato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, anch'egli a Rebibbia per la conclusione degli stati generali dell'esecuzione penale. "Nessun magistrato puo' infliggere ad una persona la pena di sentirsi inutile a se stesso e ad altri - ha detto il ministro - bisogna fare di tutto perche' il detenuto possa sentirsi utile. Per abbattere il muro tra il carcere e la societa' il tema del lavoro va considerato un elemento essenziale". Ad oggi, ha rilevato Poletti, "questa azione e' gia' in essere, ma bisogna cercare di costruire una collaborazione ancora piu' ampia". (AGI) .