Roma - Poche decine di ore all'apertura delle urne, e Matteo Renzi torna sull'imminente referendum sulle trivelle. Ieri era intervenuto con un nuovo "Matteo Risponde" via facebook (oltre un milione di visualizzazioni, rivendica oggi). Adesso e' il turno della enews, cui da tempo ha preso l'abitudine di affidare valutazioni ed annunci. Tra questi ultimi: il referendum confermativo sulle riforme si terra' "a meta' ottobre". Tra le prime: "la campagna elettorale referendaria avra' accenti molto duri, vista la posta in gioco, e io non manchero' di utilizzare tutti gli argomenti piu' chiari e piu' efficaci per valorizzare quanto di buono ci sia nel testo della riforma".
Aveva promesso fin dall'inizio un porta a porta con poche eccezioni, del resto. Ma, in argomento di referendum, e' chiaro che sia la consultazione di domenica prossima quella cui rivolge maggiormente i suoi pensieri. "Il referendum voluto dai consigli regionali, non dai cittadini, non vieta nuovi impianti: rende solo impossibile continuare a sfruttare quelli che gia' ci sono, alla scadenza", precisa e puntualizza, passando a denunciare l'esistenza di una vera e propria "bufala". Questa: "dicono che si voti sulle rinnovabili, su un nuovo modello di sviluppo, sull'alternativa alle energie fossili. In realta' si chiudono impianti che funzionano, facendo perdere undicimila posti di lavoro e aumentando l'importazione di gas dai paesi arabi o dalla Russia". Quanto poi alle polemiche sull'invito a disertare le urne "Sia chiaro: ogni scelta e' legittima. Chi vuole che il referendum passi deve votare si', chi vuole che il referendum non passi puo' scegliere tra votare no o non andare a votare".
E a questo punto il presidente del Consiglio spende una parola per Giorgio Napolitano, il quale in un'intervista a Repubblica ha definito il referendum pretestuoso e avallato la decisione di chi restera' a casa. "Spiegazione magistrale" gli manda a dire. Ma la cosa non e' piaciuta a molti. Nell'ordine: il M5S, che oggi ha assistito alle esequie di Gianroberto Casaleggio, promettendo di proseguirne la battaglia proprio a cominciare dall'appuntamento di dimenica. Poi la sinistra, che con D'Attorre chiede al Presidente emerito di fare ammenda per le sue dichiarazioni improvvide. Infine l'opposizione interna al Pd, che con Roberto Speranza ribatte: "e' inaccettabile che il presidente del consiglio faccia il capo del partito dell'astensione. Il Pd significa partecipazione dal basso". La discussione riprendera' la prossima settimana, a consultazione avvenuta, in una direzione del Pd. (AGI)