Washington - Con eloquenza e un pizzico di puntiglio, Matteo Renzi rintuzza le critiche, saluta con toni affettuosi Federica Guidi, difende Maria Elena Boschi e tira la frecciata. Da questo governo, per un caso di opportunita', ci si deve dimettere - spiega - da altri governi non lo si e' fatto. Riferimento piu' che esplicito al suo predecessore Enrico Letta, il cui ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, fini' nelle peste, anche lei, per una "telefonata inopportuna", ma non si dimise.
Ecco allora il presidente del Consiglio tracciare la linea: noi abbiamo criteri ben piu' rigidi di chi potrebbe aver voglia di farci la morale. Quanto a quell'emendamento alla Finanziaria dello scorso anno, innanzitutto sia chiaro che "il progetto Tempa Rossa e sacrosanto, ed e' da portare avanti". Quindi l'aver Maria Elena Boschi firmato quell'emendamento rientra nella linea politica del governo. Di piu': il ministro per i rapporti con il Parlamento firma tutti gli atti di questo tipo per suo ruolo istituzionale. Pertanto, "sarebbe assurdo" se anche nel caso specifico non l'avesse fatto.
Guidi, non ho rivelato alcun segreto
Ultimo giorno di viaggio americano per Renzi, che incontra la stampa a Villa Firenze, cottage di lusso in zona esclusiva di Washington. Per anni e' stata la sede dell'ambasciata d'Italia presso la Casa Bianca, ora e' la residenza dell'ambasciatore. Da qualche tempo vi risiede, dopo l'accreditamento presso il governo americano, Armando Varricchio. Il presidente del Consiglio si accomoda in poltrona, sprofondando leggermente con l'aria di chi e' a proprio agio, e inizia riassumendo i contenuti della trasferta. Tappa in Nevada: "Nel campo dell'energia Eni ed Enel stanno facendo un lavoro straordinario". Sosta a Chicago: "Momento al di sotto del limite della decenza" quello dell'esibizione canora, ma cio' detto "L'Italia e' li' non solo con i suoi cervelli, ma con le sue aziende". Boston: "Straordinario l'accordo con l'Ibm; ad Harvard abbiamo dimostrato che il cambiamento per l'Europa passa dalle universita' e non solo dai consigli europei".
Un'Europa che deve anche impegnarsi a "ricostruire le proprie periferie" se vuole vincere la lotta al terrorismo, e che deve agire con "intelligenza e buon senso" di fronte ai piu' recenti sviluppi in Libia. "E' fondamentale che la Libia si stabilizzi", ricorda, "il nostro obiettivo e' sostenere il governo dal punto di vista sociale ed economico. Se poi dovesse esserci bisogno di un intervento della comunita' internazionale, noi faremo la nostra parte. Ma in questo momento non e' una cosa cosi' all'ordine del giorno".
Infine un "togliamoci il dente". Vale a dire: vai con la questione Guidi. "Stimo molto Federica, il suo in questi due anni e' stato un buon lavoro. Sono molto dispiaciuto dal punto di vista personale. Lei comunque ha fatto la cosa giusta", spiega ancora Renzi. Anche se, sia chiaro, nella questione non e' emerso niente di illecito; semmai un "elemento di opportunita'". Lei non a caso "e' stata la prima a riconoscere che quella telefonata e' stata un errore". Ma l'essenza della questione non deve essere esposta a dubbi di sorta: "Il progetto Tempa Rossa e' sacrosanto, e' da portare avanti". E se quella telefonata solleva una questione di opportunita', "io quando ero sindaco di Firenze chiesi le dimissioni del ministro Cancellieri. Anche allora la questione non era un illecito, ma l'opportunita' di una sua telefonata. Dimissioni che non arrivarono". Il governo dell'epoca era a guida Enrico Letta. Renzi non lo nomina direttamente, ma il senso dell'osservazione appare evidente. "Con noi l'Italia e' cambiata, per una telefonata inopportuna ci si dimette", rincalza il premier, "adesso dovremo affrontare una mozione di sfiducia. Settimanale, o quindicinale. Andremo in Parlamento e discuteremo". Qualcuno dei presenti a questo punto ricorda che nella telefonata di Federica Guidi era nominata anche Maria Elena Boschi. "Quell'emendamento era favorevole alla linea del governo", taglia piu' che corto Renzi, "un emendamento che io avevo presentato sei mesi prima. In questi casi il ministro per i rapporti con il Parlamento pone la sua firma, e sarebbe assurdo il contrario". Fine della storia.
Ora il presidente del Consiglio, tornato a Roma, vedra' chi nominare al posto di Guidi. Per qualche giorno, fa sapere, ci sara' l'interim. Intanto risponde a chi da Roma lo critica per i numeri sulla disoccupazione, data in lieve rialzo. "Siamo partiti dal 13 percento e qualcosa, ora siamo all'11 percento e qualcosa. In calo, anche se qualcuno sottolinea un rialzo dello 0,2 percento. Anche quella giovanile, che resta ancora altissima, e' in calo. Siamo in controtendenza", ribatte. "Da una parte c'e' la realta' dei fatti, dall'altra le polemiche. Ma noi si va avanti". Perche' sono "discussioni irreali". (AGI)