Yaounde' - "In Camerun e in Etiopia ho riscontrato un senso di responsabilità molto forte per il valore di quanti sono in difficoltà. Mi auguro che questo sia sempre patrimonio comune in tutta la comunita' internazionale anche nell'Europa". Queste le parole di Sergio Matterella prima di lasciare il Camerun e tornare in Italia, un viaggio importante dai mille significati.
La pioggia equatoriale porta sull'asfalto una terra rossa come quella di un campo da tennis. Sergio Mattarella, dal corteo che lo accompagna all'aeroporto guarda dal finestrino le strade chiuse al traffico, i militari in tenuta da combattimento che hanno garantito la sicurezza in questi tre giorni, la gente che si accalca affacciandosi dai vicoli o da dietro le saracinesche dei negozia che ora, finalmente, potranno riaprire non appena l'ospite avra' raggiunto l'aeroporto. I suoi consiglieri parlano di un Presidente toccato nell'animo da questo viaggio africano, il primo in assoluto in Camerun da parte di un capo di Stato italiano. Nel suo linguaggio formale, il comunicato ufficiale che segna il termine della visita racconta di un Mattarella che "saluta l'intesa e l'unita' che regnano tra le diverse comunita' e religioni del Camerun", il suo ruolo stabilizzatore nella regione, quello di diga contro l'espansione del terrorismo islamico di Boko Haram. Ma il Camerun, come anche l'Etiopia visitata prima di arrivare a Yaounde', sono anche altro: sono paesi che ospitano masse di disperati in fuga dalle guerra e dalle violenze. Al confine tra Etiopia e Sud Sudan il Presidente ha visitato un campo profughi che ospita 53.000 persone, apprendendo che in tutto il paese ve ne sono altri 750.000.
In Camerun ha sentito il presidente Paul Byia ricordargli che Boko Haram e' ormai "assoggettato" a Daesh. E le sue operazioni nel nord della Nigeria hanno scatenato una fuga biblica al di qua del confine. "Sono due Paesi che dimostrano di avere un senso di responsabilita' molto forte", commenta incontrando i giornalisti in una saletta riservata, con a fianco Byia, "hanno il senso del valore di quanti sono in difficolta'. Io mi auguro che questo senso di responsabilita' sia sempre patrimonio comune di tutta la comunita' internazionale, e anche dell'Europa". Un'Europa che invece - lo ha sottolineato in piu' di un'occasione, in questa settimana passata in Africa - che preferisce un illusorio isolamento, alza muri e barriere di filo spinato, resta con le mani in mano. Eppure rifugiati, migranti e terrorismo sono spesso le diverse facce di un unico problema irrisolto: saper creare un'armonia tra crescita economica, progresso culturale, equilibri sociali. Con il terrorismo, certo, non bastano le parole. Ricorda ancora il comunicato finale che "ufficiali camerunesi verranno formati presso il Coespu di Vicenza" e che "ufficiali della gendarmeria e della polizia del Camerun beneficeranno della formazione in materia di lotta al terrorismo da parte dell'Arma dei Carabinieri". Ma Mattarella si augura che anche "divengano sempre piu' intensi, anche a livello di rapporti tra Africa ed Europa, gli scambi economici e culturali, oltre che nel campo dell'emigrazione, dei rifugiati e della lotta al terrorismo". .