Roma - "Il Pd e' finito in mano a un gruppetto di persone arroganti e autoreferenziali". Massimo D'Alema lancia un attacco frontale al Nazareno, inteso sia come sede del partito sia come emblema dell'intesa con Berlusconi prima e Verdini poi, evoca lo spettro di una futura nuova scissione nelle file Dem. In un'intervista al Corriere della Sera che segna la giornata, l'ex presidente del Consiglio si richiama a quegli elettori che "ora vedono un gruppo di persone che ha preso il controllo del Paese, alleandosi con la vecchia classe politica della destra" e dice che "non so quanto resteranno in stato di abbandono". "Nessuno puo' escludere che, alla fine, qualcuno riesca a trasformare questo malessere in un nuovo partito", e' l'avvertimento che arriva da D'Alema.
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Pronta la replica della maggioranza Pd. "Una cosa colpisce dell'intervista di D'Alema: la slealta' nei confronti del candidato vincitore delle primarie a Roma", dice un renziano doc come Ernesto Carbone che allarga la critica dalla sfida romana allo scenario nazionale per dire che "il suo disegno e' fin troppo chiaro: far perdere le amministrative al suo partito. D'Alema era famoso per la sua arroganza, ora diventa anche sleale. E pugnala il suo partito".
"Quasi in tutte le citta' stanno venendo fuori liste in polemica con il Pd, questo e' un fatto. L'unita' del centrosinistra non c'e' piu', e' in crisi", ha denunciato D'Alema segnalando che "una parte dei parlamentari che formavano la coalizione elettorale del Pd sono all'opposizione, mentre una parte dei parlamentari del centrodestra sono al governo".
Un'offensiva mediatica su larga scala, quella dell'ex premier, che passa dal quotidiano di Via Solferino alle dichiarazioni alle tv prima del seminario SI dove l'ex premier mette nel mirino Palazzo Chigi anche sulla delicata questione libica. Quello affidato al mediatore Leon e' stato un "finto negoziato" e la prova che la comunita' internazionale abbia giocato male le sue carte in Libia, ragiona D'Alema, sta anche nel fatto che "per sei volte e' stat annunciata la costituzione di un governo di unita' nazionale che poi non si costitutiva perche' chi lo faceva non aveva mandato a trattare". Dunque, osserva ancora l'ex presidente del Consiglio nel suo intervento al seminario SI 'La guerra globale e la pace come politica', "l'Europa ha una grande responsabilita', e in questo caso anche l'Italia che - accusa - ha piu' volte rivendicato leadership, ruolo...".
"Abbiamo detto - prosegue D'Alema - 'siamo pronti a partire', 'abbiamo cinquemila soldati', poi non e' piu' vero e comunque non li mandiamo piu'... Un sacco di cose che se uno mette insieme le dichiarazioni del ministro della Difesa e del presidente del Consiglio - e' la stoccata dell'esponente Pd - ne viene fuori un'antologia piuttosto confusa". (AGI)