Roma - Alta tensione dentro il Pd a 24 ore dalla chiusura dei gazebo. Al di là del risultato che ha visto vincere Roberto Giachetti, è sull'affluenza che si concentra lo scambio di 'cortesie' tra minoranza e maggioranza del partito. A Roma, infatti, il numero dei votanti non ha toccato le 50 mila unità, meno della metà rispetto al 2013 quando a trionfare fu Ignazio Marino. Ad appiccare il fuoco della polemica sono state le parole del presidente dell'assemblea dem, Matteo Orfini che, a chi gli faceva rilevare il crollo dei partecipanti, ha risposto: "allora c'erano le truppe cammellate dei capibastone e file di Roma ai gazebo". Parole non esattamente distensive, anche perchè allora la mozione Marin era sostenuta dalla gran parte dell'attuale minoranza dem. Per Roberto Speranza, in predicato di diventare il campione della sinistra Pd contro Renzi al prossimo congresso, Orfini ha "offeso buona parte del mondo del Pd e dei cittadini romani".
Alle dure parole di Speranza hanno risposto via via tutta la prima linea renziana, a partire dal deputato Ernesto Carbone - per il quale Speranza "denigra il lavoro dei tanti volontari che hanno reso possibili le primarie e il voto di decine di migliaia di cittadini in tutta Italia" - al senatore Andrea Marcucci: "A Speranza non importa nulla di Roma e di Napoli, ogni occasione è buona per attaccare Renzi ed il Pd. Anche a costo di calpestare elettori, militanti e buon senso". Dal canto suo, l'esponente della minoranza ribadisce la necessità di ritrovarsi uniti per sostenere Roberto Giachetti e vincere le amministrative a Roma. Ma quella sulle primarie è una polemica alimentata in gran parte dalla sempre maggiore distanza tra i vertici del partito, e la maggioranza che sostiene l'attuale segreteria, e la sinistra dem. In una conferenza stampa convocata per presentare la tre giorni di Perugia - appuntamento che dovrebbe segnare per la sinistra Pd l'inizio della corsa al congresso 2017 - Speranza è tornato s ul tema del doppio incarico premier-segretario: "Il doppio incarico di premier e segretario del Pd di Matteo Renzi non sta funzionando. è una questione che sta mettendo a rischio la tenuta del partito e del Paese".
Partito sul quale, a dire di Speranza, si allunga sempre di più l'ombra del Partito Nazione, ovvero quel soggetto 'onnivoro' capace di cooptare centristi, neo centristi e verdiniani a tutto svantaggio della sinistra. Con il risultato di determinare uno scostamento del Pd dalla sua "vocazioen originaria", ovvero essere un partito maggioritario all'interno di uno schieramento di centro sinistra. Anche di questo si discuterà nella tre giorni di lavori a Perugia: alla Posta dei Donini, dove Romano Prodi tenne incontri che furono seminali nella stagione ulivista, la sinistra dem si interrogherà proprio sul futuro e sulla forma che si vuole dare al partito. Non arriverà, salvo sorprese, l'investitura ufficiale di Roberto Speranza come competitor di Renzi al prossimo congresso. Ma, di sicuro, la minoranza del partito getterà le basi dela prossima mozione. (AGI)