Roma - Nessuna accelerazione. Nonostante il dolore per la morte di due cittadini italiani in Libia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi continua a predicare "prudenza" rispetto a qualsiasi ipotesi di un intervento diretto dell'Italia. La priorità dell'esecutivo non è cambiata rispetto a ieri: "Prima di mettere sul piatto una missione militare, occorre fare tutto il possibile per arrivare alla formazione di un governo" in Libia. L'altra condizione necessaria perchè si possa ipotizzare una soluzione militare è il pieno coinvolgimento delle Nazioni Unite. Anche per questa ragione - e nonostante la buona notizia della liberazione degli altri due italiani, Gino Policardo e Filippo Calcagno - chi ha avuto modo di incontrarlo nelle ultime ore, descrive un Renzi "molto contrariato" per le ricostruzioni che descrivono il governo pronto a fare un passo che, al momento, è considerato dalle parte di Palazzo Chigi come un salto nel buio. Renzi ribadisce ad ogni occasione la "solidità" del rapporto con gli Stati Uniti e il ruolo di Paese guida che l'Italia svolge nei rapporti tra l'una e l'altra sponda del Mediterraneo. Al momento, dunque, non ci sono i presupposti per un impegno armi in pugno da parte italiana, come sottolineato anche dal senatore Pd Nicola Latorre: "Il fatto che le nostre forze armate siano pronte a qualsiasi evenienza non significa che all'ordine del giorno ci sia l'ipotesi di un intervento militare", ha spiegato il Presidente della Commissione Difesa del Senato.
"Oggi la priorità in Libia è la stabilizzazione politica, la formazione di un nuovo governo. Altra cosa è l'azione che la coalizione internazionale, in Libia come in altri Paesi, è impegnata a portare avanti per contenere e auspicabilmente sconfiggere gli insediamenti di Daesh", ha aggiunto. E, a proposito della presenza di forze speciali italiane e di intelligence nell'area di crisi, fonti Pd rimarcano che "ogni iniziativa ha avuto il vaglio e l'approvazione del Parlamento". Quella presenza, tuttavia, "non va confusa con interventi di natura militare". Nell'ultimo decreto missioni, infatti, è contemplata la possibilità di azioni mirate di forze speciali dotate di immunità funzionali al solo scopo di proteggere cittadini italiani in teatri di crisi, come ha avuto modo di spiegare lo stesso Latorre. Alla Difesa, comunque, sono pronti a qualsiasi decisione. Le opzioni sul campo prevedono l'invio di un contingente il cui numero può variare vai dai 3000 ai 7000 uomini "in totale", comprese le forze francesi e britanniche. Intanto le polemiche sulla morte dei due italiani non accennano a placarsi.
Le opposizioni continuano a chiedere con forza che il governo riferisca in Aula. Fonti parlamentari del Pd rimarcano che un appuntamento è fissato al 9 marzo, con l'informativa del ministro Paolo Gentiloni e che, allo stato dei fatti, non ci sarebbe ragione per anticiparla. Anche perchè Gentiloni è atteso martedì 8 marzo ad un delicato bilaterale a Venezia con il presidente francese Francoise Hollande. Sarà presente anche Matteo Renzi. "Per noi è urgente ascoltare cosa ha da dire il governo. Se necessario, anche di domenica siamo disponibili ad affrontare un dibattito parlamentare", sottolinea però il capogruppo di Sel a Montecitorio, Arturo Scotto. "L'escalation di notizie che arrivano dalla Libia impongono che il Parlamento sia urgentemente informato, per questo abbiamo chiesto a Gentiloni e Pinotti di riferire subito alle Camere", chiede invece il Movimento Cinque Stelle. (AGI)
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