Roma - "L'Italia utilizza giustamente la flessibilità". Poche parole per sancire la pace tra Roma e Bruxelles. A pronunciarle, dalla sala dei Galeoni di Palazzo Chigi, e' stato il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, alleato dell'Italia quando Renzi decise di sostenerne la candidatura convinto dall'ambizioso piano di investimenti in tre anni. "L'Italia e' un grande beneficiario del piano per gli investimenti ed il primo animatore del piano. E noi, io e Matteo, vorremo fosse prolungato oltre i 3 anni", ha spiegato, a questo proposito, Juncker.
Alleati, si diceva, dal G20 di Brisbane, in Australia, quando Renzi ebbe modo di elogiare il piano Juncker. Era il 2014 e le cose, con il passare dei mesi, sono cambiate: la questione migranti e il 'derby' tra rigoristi e sostenitori di una interpretazione flessibile del Patto di Stabilita' e Crescita concorsero poi al precipitare dei rapporti, fino alle scintille degli ultimi mesi. Poi divenuto controparte europea, quando si tratto' di discutere di flessibilita' e questione migranti. Il numero uno di Bruxelles, dopo un incontro 'condito' dal menu a base di cavatelli pomodoro e pesto e tagliata di manzo, ha assicurato che l'utilizzo dei margini di flessibilita' da parte dell'Italia e' quello giusto. Una sottolineatura tutt'altro che banale visto che l'Italia su quei margini ha puntato molto per la propria legge di stabilita'. Manovra che, in virtu' di questa ritrovata sintonia, sembra allontanare il rischio di dover essere rivista. Su questo, Juncker non si sbilancia: "Vi rinvio alle comunicazioni della Commissione", dice. Ma subito dopo aggiunge che le regole del patto di stabilita' "verranno applicate con saggezza. Una Europa che accettasse come fatalita' un numero alto di disoccupati non e' l'Europa che sogno. Non bisogna perdere di vista la necessita' di ritrovare in Europa una crescita robusta e duratura".
Non si tratta dell'unico segnale positivo arrivato dall'incontro: a Renzi non e' sfuggito, infatti, il riferimento dai toni entusiastici fatto dal presidente della Commissione Europea al documento presentato da Renzi e dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan sull'Unione Europea. Un "documento di livello" che "eccetto alcune divergenze, e' un documento che da' coraggio, di livello, pro europeo. Mi rallegro con il Governo italiano per avere presentato in questa forma e in questo momento il documento". I giorni dei botta e risposta sembrano lontani e, allora, ci pensa Juncker a riportare tutti al presente facendo riferimento implicito alle accuse mosse da Renzi quando dice: "La commissione da me presieduta non e' composta da tecnocrati o burocrati. Ma e' composta da uomini politici, molti dei quali sono stati primi ministri. Non e' a favore di un'austerity assoluta e sciocca. Non bisogna perdere di vista la necessita' di ritrovare in Europa una crescita robusta e duratura".
Il presidente del consiglio incassa i complimenti e la promessa del prolungamento del piano di finanziamenti. Forte della riduzione del numero delle procedure di infrazione (da 119 a 83), spiega: "L'Italia sta facendo piu' che i compiti a casa, da segni di concretezza, useremo la flessibilita' concessa, non si deve mettere in discussione il ricorso ad essa. Chi si affida a politiche di sola austerity commette errore. Io sottoscrivo quanto detto da Juncker: l'austerita' e' stupida". E anche sui migranti, Renzi e Juncker mostrano di essere sulla stessa lunghezza d'onda. I paesi europei sembrano andare in ordine sparso nell'affrontare la crisi, con i paesi dell'Est a prendere le iniziative piu' dure per contenere i flussi. Renzi, a nome dell'Italia, chiede a Bruxelles che le regole siano fatte rispettare: l'Italia, spiega, ha fatto la sua parte con gli hot spot. Nel resto d'Europa, pero' non c'e' stato pari impegno nelle riallocazioni e rimpatri. "Le barriere non risolvono i problemi, anzi le aumentano in particolare verso il sud ed i Balcani", ha premesso Juncker: "io non mollo, io non cedo". Con l'Italia c'e' "ampia identita' di vedute" sulla questione migratoria e, sottolinea il capo dell'esecutivo di Bruxelles, "non si dice abbastanza spesso che l'Italia in questo ambito e sin dall'inizio, dal 2011, ha tenuto una condotta esemplare che potrebbe servire da modello ai Paesi che avanzano, per essere educati, con un passo esitante". "Se tutti i Paesi europei - scandisce Juncker - avessero adottato il comportamento dell'Italia, i problemi oggi sarebbero meno gravi". (AGI)