Roma - Si sta sui dossier più importanti, non si inseguono le polemiche, tantomeno quando queste sono alimentate da fonti anonime. La linea del governo è netta dopo il nuovo attacco del presidente della Commissione Europea che ha lamentato di non avere "un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati". Una dichiarazione che ha destato nel governo sorpresa, sia per il contenuto che per la forma. Sul contenuto è stato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a rispondere: a Roma c'è un governo, nel pieno dei suoi poteri. Sulla forma, invece, ci si chiede che bisogno c'è di ricorrere a una fonte anonima quando, appena quattro giorni fa lo stesso Juncker ha potuto manifestare il suo disappunto per la posizione critica assunta dall'Italia nei confronti dell'operato e del funzionamento delle Istituzioni Europee. "La felssibilità l'ho inserita io", aveva tra l'altro rivendicato Juncker in risposta alle parole del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per il quale invece il cambiamento di paradigma europeo - da rigore a crescita - è un risultato delle battaglie condotte dall'Italia al tavolo di Bruxelles.
Davanti al nuovo attacco, la reazione del premier è ferma: si va avanti con la rotta tracciata fino ad oggi sulla politica economica, ma anche per restituire all'Europa quell'afflato ideale venuto meno a vantaggio dei tecnocrati. Anche perché, come sottolineato dal ministro Gentiloni, quelle di oggi appaiono accuse del tutto ingiustificate visti gli ottimi rapporti che corrono tra i diversi membri dell'esecutivo e, in particolare, tra il presidente del consiglio e il ministro dell'Economia, un 'tandem' rodato come l'Italia non aveva conosciuto in esperienze precedenti, viene fatto notare ancora. Restano da capire le ragioni dell'affondo. Fonti parlamentari invitano a non trascurare il ruolo che l'Alto Commissario per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, si è costruita in Europa e che potrebbe favorirne la corsa all'Onu.
Il nome dell'ex ministro degli Esteri italiani, infatti, compare tra quelli in predicato di sostituire Ban Ki-Moon. Per non legarsi mani e piedi a un governo che ha assunto ormai una posizione apertamente critica con le istituzioni europee, Mogherini - è il ragionamento - avrebbe rinunciato a difendere gli interessi nazionali. Una critica che oggi è stata esplicitata dall'eurodeputata - renziana di stretta osservanza - Simona Bonafè: "Devo ammettere che le ultime prese di posizione sullo scontro Renzi-Juncker della Mogherini mi sono sembrate un eccesso, mi hanno ricordato il detto 'fatta la festa gabbato lo santò", ha spiegato Bonafè: "Io capisco che Federica Mogherini abbia l'obbligo di fedeltà al collegio dei commissari, vedo però che molti dei suoi colleghi che dovrebbero rappresentare l'Europa quanto lei non perdono occasione per difendere gli interessi nazionali". (AGI)
(18 gennaio 2016)